Ghali, sto attento a cosa può pensare chi mi ascolta
06 giugno 2018, ore 14:38 , agg. alle 15:23
Dopo aver conquistato i Wind Music Awards, l'artista italo-tunisino intraprenderà per la prima volta il tour nei maggiori palazzetti italiani
Ghali, fresco di 5 premi ai Wind Music Awards, è partito, come molti suoi coetanei, da YouTube. Piano piano le visualizzazioni sono cominciate ad aumentare fino a diventare uno dei rapper più promettenti della nuova scuola. In molti hanno cominciato a notarlo e a reclamarlo ma lui ha continuato a fare da solo. Con alcuni amici si è creato la sua etichetta indipendente, la Sto Records, la sua linea di vestiti, la Sto Clothing, ed ha fatto il botto: il suo disco di debutto, “Album”, è stato un successo e da quel momento Ghali è diventato un vero e proprio pezzo grosso della musica italiana. In autunno dovrà affrontare l’ennesima sfida: il tour nei maggiori palazzetti d’Italia, di cui RTL 102.5 è media partner.
Il mensile Rolling Stone gli ha dedicato una lunga intervista nel numero di giugno, intervista condotta dal suo amico e collega Antonio Dikele Distefano, che gestisce la webzine dedicata al rap, Sto Magazine. “Mi faccio un sacco di paranoie pensando a cosa possano pensare gli altri ascoltandomi,” dice Ghali, “ci sono tantissimi ragazzini tra i miei e io ci tengo a sta roba. La prendo sul serio. Quando hai un’arma come questa in mano, se non la usi bene poi è un casino”. Poi Distefano gli chiede se pensa che la sua musica possa cambiare l’Italia, visto il messaggio che ha mandato con “Cara Italia”: “Non lo so, però puoi sensibilizzare gli individui. Puoi far stare meglio le persone, essergli d’aiuto. Da piccolino, quando incontravo difficoltà, cercavo qualcuno che mi rispecchiasse nella musica, e non riuscivo a trovarlo. Ora sono sicuro che quello che racconto sia la storia di tantissimi ragazzi nati o cresciuti in Italia, o che sono appena arrivati in questo Paese”. E con riferimento al figlio immaginario a cui Ghali si rivolge nel brano “Lacrime”, l’artista dice: “Cercherò di fargli conoscere le mie origini e, anche se dovesse nascere in una situazione di agio, come spero, gli farò scoprire il mio passato, da dove vengo. Lo porterò in Tunisia e gli farò conoscere i miei parenti”.