Giornata contro la corruzione: il Lazio la regione con più inchieste
09 dicembre 2024, ore 13:00
L’associazione Libera ha censito 48 indagini nel nostro Paese dal 1° gennaio al 1° dicembre 2024
Il made in Italy che conserviamo con gelosia, le belle tradizioni che sono diventate tratto distintivo della nostra italianità. Lo avrete capito, parliamo delle “mazzette”. Se Tangentopoli all’inizio degli anni 90 ha scoperchiato il vaso di Pandora facendo alzare a dismisura il livello della nostra indignazione, da allora tante sono le forme che prende la corruzione e tanti gli strumenti a disposizione dei criminali che scelgono di esercitare pressioni su amministratori pubblici attraverso strumenti non leciti. La bustarella, per intenderci, sembra essere sempre meno di moda. Favori, finanziamenti, modifiche applicate a norme che, secondo i più critici, potrebbero favorire il malaffare. A scattare una fotografia della situazione nel nostro Paese, l’associazione Libera in occasione della Giornata Internazionale contro la corruzione, che ha scandagliato siti, agenzie di stampa, quotidiani, comunicati delle Procure e delle forze dell’ordine, insieme con le rassegne stampa istituzionali per mappare il numero di inchieste e il numero degli indagati nel 2024.
Dal 1° gennaio al 1° dicembre di quest’anno sono state 48 le inchieste per corruzione e concussione (oltre 4 al mese) per 588 persone indagate, tutte ovviamente presunte innocenti in attesa della sentenza definitiva. Dalle classiche mazzette alla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, passando per il voto di scambio politico-mafioso, turbativa d’asta, estorsione aggravata dal metodo mafioso. Capitolo a parte per l’abuso d’ufficio, ormai depenalizzato, insieme con il traffico di influenze illecite.
Per cosa si corrompe?
Le ragioni che portano a dinamiche di corruzione sono molte e, dall’analisi di Libera, in effetti, si identificano mazzette elargite per i motivi più disparati: finte vaccinazioni Covid, falsi titoli di studio, soldi per l’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti, la realizzazione di opere pubbliche o per la concessione di licenze edilizie. Non mancano, ovviamente, le inchieste per scambio politico elettorale.
Nel comunicato diffuso da Libera si evidenzia "l'avanzata senza freni della corruzione in Italia. Da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, il 2024 è un continuo bollettino di 'mazzette' con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi coinvolti in una vasta gamma di reati di corruzione".
La cosa più complessa per gli inquirenti non è tanto identificare i colpevoli di questi reati, ma individuare le forme attraverso cui la corruzione prende forma. Non sempre, infatti, la classica “mazzetta” si rivela lo strumento preferito per persuadere amministratori e funzionari pubblici.
"Si tratta - commenta Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera - di un quadro sicuramente non esaustivo, per quanto significativo. Da un lato, infatti la 'liberalizzazione' delle procedure di appalto e l'abrogazione dell'abuso d'ufficio hanno reso più difficile l'acquisizione di elementi probatori per la magistratura; dall'altro, le forme più insidiose di corruzione si fondano oggi su una formale legittimità degli atti pubblici piegati a potenti interessi privati, cui corrispondono contropartite smaterializzate (favori, appoggi politici, etc.), o anch'esse formalmente lecite, come i finanziamenti alle campagne elettorali. Una corruzione ormai 'legalizzata', di fronte alla quale l'azione repressiva è ormai impotente".
Dove si delinque di più
La regione con il maggior numero di inchieste nell’anno appena trascorso è il Lazio, con 10 indagini aperte e 106 persone indagate. A seguire Campania (9), Lombardia (7), Sicilia (5), Puglia (4). Queste le regioni in cui si concentra circa il 74% del lavoro delle Procure. Sono le regioni del meridione, isole comprese, a primeggiare con 20 indagini in totale.
"Le tante inchieste - ad avviso di Libera - ci raccontano di una corruzione ormai 'normalizzata', che come una vera 'patologia nazionale' alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo. Nonostante l'aggravarsi del fenomeno assistiamo ad un progressivo allentamento dei freni inibitori e contrappesi istituzionali, a seguito di 'controriforme' legislative, come la 'legge Nordio', e per l'indebolimento dei presidi e dei controlli. In altri termini, si stanno costruendo le condizioni più propizie per una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole - grazie agli ingenti fondi stanziati per Pnrr, grandissime opere o manifestazioni sportive già programmate - di svariate forme di 'abusi di potere per fini privati', che ben presto in molti casi non saranno più perseguibili come reati dalla magistratura, né segnalabili come tali dalla stampa, e perciò non più riconoscibili come tali dall'opinione pubblica".