11 ottobre 2022, ore 16:30
Le cifre diffuse in occasione della decima giornata dedicata alle bambine e alle ragazze fanno rabbrividire: parlano di esclusione dal mondo del lavoro e dell'istruzione e di matrimoni precoci
Emergenza istruzione e lavoro
In tutto il mondo il 24% delle ragazze adolescenti tra i 15 e i 19 anni non ha un lavoro, né un'istruzione, né è iscritto a un percorso di formazione, rispetto al 13% dei ragazzi. Nei Paesi colpiti da conflitti, le ragazze hanno probabilità quasi 2,5 volte maggiori di non andare a scuola rispetto alle ragazze che vivono in altri luoghi e 600 milioni di ragazze adolescenti del mondo continuano ad affrontare sfide senza precedenti per la loro istruzione, il benessere fisico e mentale, e la protezione necessaria per una vita senza violenza, lo rileva l'Unicef nel decimo anniversario della Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, il cui tema quest'anno è: "Il nostro tempo è adesso - i nostri diritti, il nostro futuro". E per l'occasione l'Unicef Italia rilancia oggi la petizione "No alla Violenza di genere: insegniamolo tra i banchi", per chiedere al Ministero dell'Istruzione di consolidare la promozione della parità di genere e la prevenzione della violenza di genere nell'ambito dell'insegnamento dell'Educazione Civica nelle scuole,
In aumento matrimoni precoci nelle zone di guerra
Le ragazze che vivono in Paesi colpiti da conflitti hanno oltre il 20% di probabilità in più di sposarsi ancora bambine rispetto a quelle residenti fuori dalle zone di conflitto . È quanto emerge da una nuova analisi di Save the Children, l'Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, pubblicata in occasione della Giornata internazionale delle ragazze. Otto dei dieci Paesi con i tassi più alti di matrimonio precoce, infatti, stanno vivendo crisi umanitarie - tra cui conflitti e disastri climatici - che, causando l'interruzione dell'istruzione, rendono più difficile la ricerca di lavoro, fanno aumentare i costi del cibo e la povertà oltre che indebolire le reti di protezione che riescono a tenere i bambini al sicuro dalle violenze. Sebbene si stimi che tra il 2008 e il 2018 siano stati evitati 25 milioni di matrimoni infantili a livello globale, siamo ancora ben lontani dal raggiungere la scadenza dell'Obiettivo di sviluppo sostenibile globale di porre fine al matrimonio infantile entro il 2030. Secondo le proiezioni, infatti, la crisi del Covid-19 e il suo continuo impatto sulla disuguaglianza di genere spingeranno 10 milioni di ragazze in più verso il matrimonio entro il 2030, il primo aumento dei tassi globali in più di due decenni.
Allarme povertà-spettro per la condizione delle bambine
Nella maggior parte dei Paesi, le ragazze cresciute nelle famiglie più povere hanno una probabilità quattro volte maggiore di sposarsi precocemente rispetto alle ragazze provenienti dalle famiglie più ricche. L'aumento della povertà potrebbe ora mettere a rischio un numero maggiore di ragazze. Sono quasi 90 milioni - ovvero 1 su 5 a livello globale - le bambine e le adolescenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni che vivono in zone di conflitto con impatti devastanti sul loro benessere fisico e mentale e sulle loro opportunità future. Le regioni del mondo dove il rischio di contrarre matrimoni precoci sono quelle in Asia orientale e nel Pacifico, in America Latina e nei Caraibi e nell'Asia meridionale ma è l'Africa occidentale e centrale - una regione colpita da conflitti ed emergenze climatiche, che causano povertà e scarsità di cibo - a registrare i tassi più alti al mondo. Le bambine e le ragazze sono spesso costrette a sposarsi precocemente per aiutare economicamente le loro famiglie o per obbedire alle regole della società patriarcale nella quale vivono. Porre fine ai matrimoni precoci e tutelare i diritti delle ragazze già sposate significa, secondo Save the Children, riconoscere la loro autonomia, affrontare le norme patriarcali che limitano la loro libertà e investire nella loro sicurezza, istruzione e salute sessuale e riproduttiva, soprattutto durante le crisi umanitarie.