Giornata Mondiale per la lotta contro l'Aids: nel 1981 furono segnalati i primi casi, stop alla malattia entro il 2030

Giornata Mondiale per la lotta contro l'Aids: nel 1981 furono segnalati i primi casi, stop alla malattia entro il 2030

Giornata Mondiale per la lotta contro l'Aids: nel 1981 furono segnalati i primi casi, stop alla malattia entro il 2030


Il 5 giugno del 1981, nel Centre for Disease Control di Atlanta, Stati Uniti, veniva riconosciuta per la prima volta la malattia che sarebbe stata chiamata sindrome da immunodeficienza acquisita o Aids, oggi la lotta contro l'Hiv fa i conti con il Covid -19

Lotta all'Hiv,  40 anni dalla prima diagnosi, l'obiettivo è l'eliminazione della malattia entro il 2030

Con i farmaci oggi a disposizione non si muore più di Aids, se la malattia viene presa e trattata per tempo, ma non è ancora possibile eradicare il virus dell'Hiv dall'organismo. E' migliorata l'efficacia dei trattamenti e sono diminuiti gli effetti collaterali, ma il vaccino resta una sfida aperta, anche se gli occhi sono ora puntati su quello con tecnologia a mRna. Così come resta aperta la sfida, lanciata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, di eradicare l'epidemia entro il 2030.  Sono trascorsi 40 anni dalle prime diagnosi di Aids, la sindrome da immunodeficienza acquisita che è diventata l'incubo di diverse generazioni, colpite in tutto il mondo da una malattia letale che solo in Italia ha fatto in tutto 45.000 vittime e oggi se ne celebra, come in ogni primo dicembre, la Giornata Mondiale.

Aids: a che punto è la ricerca scientifica

Dalla scoperta dei primi casi di Hiv, si stima che la malattia abbia colpito 78 milioni di persone nel mondo e che 35 milioni di persone siano morte per malattie legate all'Aids. "Dal 1981 anno in cui i primi casi di Aids sono stati segnalati - ha dichiarato il direttore del reparto di Malattie Infettive dell'Irccs Policlinico Gemelli di Roma, Roberto Cauda - sono stati ottenuti risultati straordinari consentendo di trattare l'Hiv alla stregua di altre malattie croniche. Dalla disperazione dei primi anni si e' passati alla speranza e oggi alla cura. Ma la lotta non e' ancora conclusa". Lo sviluppo delle terapie antiretrovirali ha cronicizzato la malattia: al virus viene impedito di replicarsi e diffondersi nell'organismo, quindi di diventare fatale per il paziente. Questo, secondo quanto spiegano i ricercatori,  ha permesso di concentrare l'attenzione su terapie sempre più efficaci e meglio tollerate, anche se restano criticità a cui la ricerca sta cercando di dare risposta, come la diminuzione dell'efficacia nel tempo, l'insorgenza di resistenza e la tossicità. Le nuove formulazioni di farmaci a lunga durata d'azione, sono una risposta efficace e aiutano a superare il problema dell'aderenza alla terapia. Ma, diversamente da quanto fanno gli antiretrovirali contro l'epatite C, quelli per l'Hiv non riescono a eradicare il virus dall'organismo, perché, spiegano ancora gli scienziati agiscono solo sui virus replicanti attivati, non sui serbatoi latenti. Per questo la terapia dura tutta la vita.

Il vaccino contro l'Aids, ancora passi da fare 

Dopo tutti questi anni, a mancare è soprattutto un vaccino economico, efficace e sicuro. Sono stati testati una nutrita serie di candidati, basati su strategie diverse ma, spiegano gli esperti, rimane una sfida aperta. Sicuramente, spiegano gli scienziati, gli investimenti e gli sforzi che sono stati fatti per creare un dispositivo o più dispositivi contro il Covid  sono superiori a quelli  su cui hanno potuto contare i ricercatori  sui vaccini contro l'Aids. Ma va anche sottolineata la natura diversa dell'Hiv che è molto più labile del Coronavirus e molto più complesso. "L'Hiv muta molto più facilmente del Covid e quindi è più difficile generare gli anticorpi neutralizzanti che potrebbero prevenire l'infezione", ha spiegato Olivier Schwartz, capo dell'Unità virus e immunità presso l'Istituto Pasteur di Parigi. Un aiuto, quindi,  potrebbe arrivare proprio dalle tecnologie che sono state sperimentate per produrre il vaccino contro il Covid: uno dei vaccini in fase di studio, seppure ancora agli inizi, utilizza infatti l'Rna messaggero: il colosso farmaceutico che sta lavorando al dispositivo è la statunitense Moderna. 


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