Giulia Cecchettin, il verbale di Turetta, "continuava a chiedere aiuto, le ho dato tredici coltellate"

Giulia Cecchettin, il verbale di Turetta, "continuava a chiedere aiuto, le ho dato tredici coltellate"

Giulia Cecchettin, il verbale di Turetta, "continuava a chiedere aiuto, le ho dato tredici coltellate"   Photo Credit: agenziafotogramma.it


22 giugno 2024, ore 12:52

Diffusi i contenuti della ricostruzione di Turetta dello scorso dicembre di fronte al pubblico ministero

Di fronte al pubblico ministero nel carcere di Verona Filippo Turetta ha ricostruito la notte della morte di Giulia Cecchettin, 22 anni. "Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia." Era l'undici novembre scorso, la serata trascorsa a fare shopping e la cena in un centro commerciale a Marghera, quindi il viaggio di ritorno con l'auto e la sosta a 150 metri dalla casa di Giulia. Nel verbale del primo dicembre scorso diffuso da "Quarto grado", Turetta avrebbe raccontato di voler dare a Giulia Cecchettin un regalo da lei rifiutato, poi la discussione. Giulia gli avrebbe detto che era troppo dipendente e appiccicoso con lei che invece voleva andare avanti e creare nuove relazioni e che si stava sentendo con un altro ragazzo.

Il racconto di Turetta

Ancora dal verbale del primo dicembre scorso, Turetta avrebbe ricostruito così il seguito della lite: "Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando 'Sei matto, vaffanculo, lasciami in pace'. Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch'io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava 'aiuto' ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l'ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L'ho caricata sul sedile posteriore".

La fuga

A quel punto Turetta avrebbe guidato per circa quattro chilometri fino a un luogo più isolato nella zona industriale di Fossò. Ancora dal verbale: "Si dimenava. È scesa e ha iniziato a correre. Anch'io sono sceso. Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l'avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l'altro e l'ho rincorsa. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia". Anche se la premeditazione non dovesse essergli riconosciuta, il capo d'imputazione contro il ventiduenne reo confesso può comunque costargli l'ergastolo.


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