25 maggio 2022, ore 19:00
Il premier rivendica per l'Italia un ruolo da capofila in Europa del contrasto alla criminalità: “E’ operativa in 22 Stati membri la Procura europea che indaga sui reati contro gli interessi finanziari dell'Ue, il nostro Paese può e deve essere leader”
Le mafie hanno cambiato natura, "l'incubo stragista" è stato sostituito dalla criminalità 'imprenditrice' che si insinua nei consigli d'amministrazione e nelle aziende, minacciando la libertà d'impresa e la libera concorrenza. Per questo è necessario seguire l'insegnamento di Giovanni Falcone, ovvero 'seguire la traccia dei soldi'. Ma soprattutto vigilare sui modi con cui si spendono i soldi pubblici e sorvegliare sull'uso dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo dice Mario Draghi intervenendo a Milano al convegno "Il ruolo della finanza nella lotta alla mafia".
La lotta
"La lotta all'illegalità impone una miglior tutela della spesa pubblica - aggiunge draghi - dobbiamo fermare e punire chi cerca di drenare fondi pubblici a vantaggio di società mafiose. Le indagini giudiziarie e l'attività investigativa sono una parte essenziale di questo sforzo. Per proteggere i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, semplifichiamo le procedure, miglioriamo il sistema di contrasto alle infiltrazioni, rafforziamo i controlli. Ampliamo gli strumenti a disposizione dei prefetti, come la prevenzione collaborativa, senza creare nuovi ostacoli per le imprese. Lo facciamo per difendere la straordinaria opportunità che il PNRR ci offre, la nostra credibilità verso i cittadini e i partner europei".
Le forme
"Rispetto a trent'anni fa, la mafia ha assunto forme nuove, ma altrettanto temibili. Non viviamo più l'incubo dello stragismo, del terrorismo di stampo mafioso - continua il premier - le mafie si insinuano nei consigli d'amministrazione, nelle aziende che conducono traffici illeciti - al Nord e nel Mezzogiorno. Inquinano il tessuto economico, dal settore immobiliare al commercio all'ingrosso. Controllano il territorio con la violenza, soffocano la libera concorrenza. Tra gli insegnamenti di Giovanni Falcone c'è quello, essenziale, di 'seguire la traccia dei soldi'. Dobbiamo continuare a farlo per proteggere l'economia italiana, i cittadini, le imprese". Secondo draghi "il contrasto alla criminalità organizzata non è solo necessario per la nostra sicurezza. E' fondamentale per costruire una società più giusta". E lo Stato deve essere più presente "laddove le mafie provano a sostituirsi alle istituzioni", per questo "dobbiamo migliorare i servizi, le reti di assistenza sociale e favorire l'occupazione, soprattutto tra i più giovani, creare opportunità, rafforzare i legami sociali - a partire dai contesti più marginali e svantaggiati. Sono obiettivi al centro dell'azione del Governo, in cima alle nostre priorità - continua Draghi citando l'esempio della confisca e riconversione dei beni sottratti alla mafia: il PNRR prevede un programma di interventi da 300 milioni di euro".
L’Europa
Infine, Draghi rivendica per l'Italia un ruolo da capofila in Europa del contrasto alla criminalità organizzata: "le istituzioni si rafforzano anche tramite la collaborazione internazionale - premette - questo mese, l'Italia ha siglato un nuovo protocollo che migliora il coordinamento tra Stati nella lotta alla criminalità informatica. Da un anno è operativa in 22 Stati membri la Procura europea che indaga su reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione Europea - dai casi di frode al riciclaggio". Ma l'Italia "può e deve avere un ruolo guida a livello europeo nella lotta alla criminalità organizzata. Siamo all'avanguardia nella legislazione antimafia e nella protezione dei testimoni e dei loro familiari, uno strumento fondamentale per la giustizia sin dai tempi del maxiprocesso. L'esperienza accumulata in tre decenni di lotta alle mafie ci ha dotato di strumenti sofisticati, dalle applicazioni più varie. Le norme antimafia italiane possono essere un utile punto di riferimento nella discussione attualmente in corso a livello europeo sulla confisca dei beni degli oligarchi russi".