14 giugno 2022, ore 19:00
Dopo il voto amministrativo il centrosinistra cerca di capire che cosa vogliono fare Carlo Calenda e Azione. "Noi possiamo aprire quanto si vuole, ma se non c'è la volontà di entrare non è che lo possiamo trascinare", osserva laconico un parlamentare Dem
Con la visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Gerusalemme, Israele entra nel novero dei Paesi - dopo Algeria, Angola, Qatar, Egitto e Kazakhstan - che consentiranno all'Italia di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico e ridurre la dipendenza dal gas russo. Al termine di una visita di due giorni in Israele, concomitante con quella della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, Draghi incassa la disponibilità di Israele a diventare un fornitore di gas naturale direttamente dal primo ministro, Naftali Bennett. Durante l'odierna conferenza stampa, il capo dell'esecutivo israeliano ha dichiarato che Israele può aiutare l'Europa e anche l'Italia con il gas naturale "e queste sono ottime notizie per il mondo".
Palestina
Ma non solo. "Questa visita riafferma le eccellenti relazioni tra i nostri Paesi, così come l'impegno dell'Italia per il processo di pace tra Palestina e Israele”. Lo ha detto il premier Mario Draghi durante le dichiarazioni congiunte con il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh. "Come ho detto al primo ministro Bennett il dialogo deve continuare in modo da riportare fiducia. Dobbiamo continuare a lavorare per ridurre le tensioni a ogni livello e dobbiamo essere uniti nel condannare la violenza e difendere i diritti umani, civili e religiosi". Durante la visita del premier siglati sei accordi di sviluppo con la Palestina per un valore di 17 milioni di euro.
Le 5 stelle
Europa, scuola, sanità, ambiente, diritti. Sono le cinque "stelle" che dovrebbero guidare il Partito Democratico e i suoi alleati sulla strada della coalizione larga. L'immagine astronomica è utilizzata dal responsabile Enti Locali della segreteria dem, Francesco Boccia, che tuttavia si rivolge più ai centristi di Azione che non ai pentastellati di Giuseppe Conte. L'asse con il Movimento 5 Stelle è confermato e non viene messo in discussione nemmeno dal magro bottino conquistato dal partito di Giuseppe Conte alle Comunali. Tanto che molti esponenti dem in queste ore segnalano come la storia del Movimento sia costellata più di sconfitte che di vittorie alle elezioni locali. Fa eccezione il 2016 con Torino e Roma, a cui seguì un 2017 di disfatta, prima della vittoria alle politiche 2018. E a quest'ultimo precedente si aggrappano quanti, tra i dem, sono convinti che il Movimento saprà risollevarsi. "Non sono mai stati forti alle amministrative, ma il voto politico Conte lo ha", osserva un dirigente dem di primo piano, aggiungendo: "Certo, se si mettessero d'accordo al loro interno, sarebbe meglio per tutti, ma non si può entrare nella testa delle persone". Un riferimento alle voci che parlano di rapporti tesi fra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il Pd, tuttavia, sul punto mantiene il più stretto riserbo: "Non entriamo nelle vicende interne degli altri partiti", ripete il vice segretario Peppe Provenzano ai giornalisti che lo interpellano al riguardo.
Calenda
Il punto, ora, è capire cosa vuol fare Carlo Calenda. "Noi possiamo aprire quanto si vuole, ma se non c'è la volontà di Calenda di entrare non è che lo possiamo trascinare", osserva laconico un parlamentare Pd. E Calenda, al momento, non sembra avere nessuna intenzione di farsi carico di questa responsabilità "I Cinque Stelle sono garanzia di perdere, sono defunti", attacca il leader di Azione, che, poi, fugge in avanti sulla candidatura per le elezioni di primavera in Lombardia per la presidenza della Regione: "Il nome perfetto è Carlo Cottarelli",
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