Governo, Draghi vede Mattarella e lavora sul decreto per il caro bollette, ma la maggioranza è divisa

Governo, Draghi vede Mattarella e lavora sul decreto per il caro bollette, ma la maggioranza è divisa

Governo, Draghi vede Mattarella e lavora sul decreto per il caro bollette, ma la maggioranza è divisa


Nelle Commissioni riunite Bilancio e Affari costituzionali della Camera il governo è andato ko quattro volte, e il premier cerca di serrare i ranghi: non vuole più strappi da parte dei partiti, che in Parlamento stanno dando segnali di forte irrequietezza

Il premier Draghi è rientrato in anticipo da Bruxelles proprio per seguire l’attività di governo in vista del Cdm che si occuperà del caro-bollette. Tanto che ha tenuto una cabina di regia con i capi delegazione dei partiti di maggioranza. E si è recato al Quirinale per incontrare il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il nuovo decreto sta prendendo forma sia con 8 miliardi di impegno finanziario sia con alcune misure: dal raddoppio della produzione nazionale di gas alla luce a prezzi calmierati per oltre 3.500 aziende, dalle corsie preferenziali per l’installazione dei pannelli solari agli incentivi per le auto elettriche.


Milleproroghe

Tutto in una fase delicatissima. Maggioranza infatti spaccata sul Milleproroghe. Nella notte nelle Commissioni riunite Bilancio e Affari costituzionali della Camera il governo è andato sotto quattro volte. Dal tetto all'uso del contante alla questione delle bonifiche dei siti inquinati di Taranto, fino alla proroga di tre anni dell'applicazione dei divieti di sperimentazione sugli animali: gli emendamenti presentati dai partiti sono stati approvati con il parere contrario dell'esecutivo. Una modifica di FI sulle graduatorie degli insegnanti, è stata invece respinta nonostante il parere favorevole del governo. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, sui social evidenzia l'inciampo. La proposta targata FdI che lascia la soglia dell'uso del contante a 2.000 euro fino all'inizio del 2023, sostiene, è "un provvedimento importante per famiglie e imprese: siamo riusciti a portare a casa un primo, piccolo, ma significativo risultato per favorire l'economia reale" che dimostra "che un'alternativa alla deriva tecnofinanziaria dell'ultimo decennio è possibile”. Giovanni Vianello del Gruppo Alternativa, esulta invece per lo stop all'articolo 21 del provvedimento: "Volevano sottrarre i fondi delle bonifiche delle 'aree escluse' dell'ex Ilva di Taranto per destinarli alla continuità produttiva del siderurgico - spiega - Le risorse economiche sequestrate ai Riva tornano invece alle bonifiche".


Scuola

Tema scuola: nel Movimento 5 stelle Lucia Azzolina, ex ministra dell'Istruzione, commenta con favore la bocciatura dell'emendamento proposto da Forza Italia - il governo aveva espresso parere favorevole - "che non avrebbe permesso quest'anno l'aggiornamento delle graduatorie e il contemporaneo rinnovo delle graduatorie per le supplenze". La Lega, sottolinea, "ha invece votato a favore. Non potevamo permettere che venissero bloccati migliaia di giovani e precari. Il Governo ora non perda tempo e proceda con gli atti necessari. Le graduatorie ad esaurimento e le graduatorie per le supplenze vanno aggiornate subito", conclude. 


Referendum

Intanto le decisioni della Consulta sui referendum aprono il vaso di Pandora dei rapporti tra Parlamento e promotori, tra schieramenti politici e all'interno degli schieramenti stessi. E dal centrodestra arriva la richiesta di un election day che unisca le date delle consultazioni a quelle delle elezioni amministrative di primavera. Dopo la conferenza stampa di ieri del Presidente Giuliano Amato, arriva la replica di Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni: "Ascoltare la conferenza stampa di ieri del presidente della Consulta Giuliano Amato ci ha dato la certezza che la decisione su cannabis e eutanasia è stata politica". Intanto il Parlamento ha in agenda l'esame di alcuni testi che riguardano i temi dei quesiti su cui si sono raccolte le firme. Uno, il provvedimento sull'eutanasia, è approdato nel pomeriggio alla Camera. Enrico Letta, leader Pd, sprona i parlamentari: "Copre il vuoto normativo che sta generando tante situazioni drammatiche. Il testo consente di recuperare tutte le indicazioni contenute nella sentenza della Corte Costituzionale del 2019. E' un dovere legiferare in questo campo". Il M5s sostiene il testo e si dice aperto al dialogo, mentre il centrodestra è compatto per il no al provvedimento.


Giustizia

Diversa la situazione nel centrodestra sui temi della giustizia. Se Matteo Salvini esulta per il via libera ai referendum per i quali ha raccolto le firme, Giorgia Meloni annuncia il no del suo partito a due dei quesiti, quello sull'abolizione della Severino e quello sulla custodia cautelare. "Ci sarà in primavera un'occasione storica di cambiamento epocale, atteso da 30 anni e a decidere saranno solo i cittadini italiani, non la politica e le correnti" afferma il leader della Lega, per il quale il no di FdI non è un problema grave: "Se su due quesiti la pensiamo in maniera diversa, evviva la libertà", anche se nota che "il centrodestra compatto ottiene risultati, diviso no". Resta il traguardo del quorum da raggiungere e Lega e Fi, d'intesa, chiedono l'election day. "Ci auguriamo, per non avere costi aggiuntivi, che si voti in un election day con referendum ed elezioni amministrative" ha detto il coordinatore di FI, Antonio Tajani. Ma i referendum corrono anche sulo filo del rasoio del tempo: in Parlamento dovrebbe approdare la riforma Cartabia intervenendo su tre dei temi (riforma del Csm, separazione delle carriere e consigli giudiziari) e facendo annullare di fatto le consultazioni popolari.


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