08 luglio 2022, ore 18:37
Conte attacca di nuovo e i’ipotesi che circola nei palazzi romani del potere è chiara e insistente: che cosa farebbe il presidente del Consiglio se il Capo dello Stato lo chiamasse per verificare un’altra maggioranza, e quindi l’idea di un Draghi-bis?
Mario Draghi aveva promesso in diretta tivvù che l’attuale è l’ultimo governo della legislatura guidato da lui, ma adesso sembra piuttosto palese che Giuseppe Conte, il capo 5S, mediti lo strappo in autunno (e vorrebbe disimpegnarsi senza accollarsi la responsabilità dello strappo), e che Enrico Letta, il segretario Pd, non abbia intenzione di farsi logorare da un esecutivo senza M5S e Lega. Per cui la domanda che circola nei palazzi romani del potere è chiara e insistente: cosa farebbe Draghi se Mattarella lo chiamasse per verificare l’ipotesi di un’altra maggioranza, e quindi di un Draghi-bis?
Conte/Di Maio
Conte intanto torna a mettere in discussione il governo. Il leader del MoVimento 5 Stelle oggi ha affermato che continuerà a sostenere l'esecutivo soltanto se agirà presto sulle priorità, come il salario minimo e il taglio del cuneo fiscale. Immediata e perentoria la replica di Luigi Di Maio, che ha appena lasciato il Movimento e creato “Insieme per il futuro”: "Basta liti e beghe interne, concentriamoci sulle priorità del Paese, partiamo da quelle, poi ci sarà tempo e spazio per le battaglie dei singoli partiti. Attenzione, però, a riproporre il Papeete: a luglio come a settembre, sarebbe una mossa cinica, egoista e irresponsabile. Un marchio che difficilmente verrebbe cancellato. Facciamo un appello alle forze politiche presenti in Parlamento, un appello per l'Italia: lavoriamo con maturità e pianifichiamo un percorso che porti il governo alla fine della legislatura. Condividiamo la meta tutti insieme, così da garantire stabilità al Paese".
Dl aiuti
Intanto sul dl aiuti Conte, assicura chi più gli è vicino, non ha ancora deciso la linea. Già: sul voto di fiducia gli occhi delle forze politiche, ma anche del governo, sono puntate sulle fibrillazioni interne al M5S. Si ragiona, nei piani alti ma anche a Palazzo Madama, su come superare lo scoglio della fiducia, che dovrebbe approdare in Aula giovedì. Perché, il ragionamento, bisogna attendere le risposte che il premier Mario Draghi darà a Conte prima di decidere se abbandonare la nave del governo o restare. E non è detto che le risposte ai 9 punti messi nero su bianco dall'ex presidente del Consiglio arriveranno prima della deadline del dl aiuti, misura che reca in sé la norma dell'inceneritore a Roma invisa ai 5Stelle, tanto da non votare il provvedimento in Cdm. Per questo sembra prevalere l'ipotesi, riportano fonti beninformate, di non partecipare al voto, che al Senato, a differenza che a Montecitorio, non è disgiunto. Alla Camera, infatti, i 5 Stelle hanno votato sì la fiducia, ma si asterranno lunedì dal disco verde sul testo, lasciando platealmente l'Aula. Al Senato il voto è un unicum, dunque su fiducia e dl. Per questo i 5 Stelle sono propensi a non partecipare, così da mettere in sicurezza il governo ed evitando scivoloni, in attesa delle risposte del capo del governo.