20 luglio 2022, ore 21:08
Il voto di fiducia del Senato è stato nominalmente favorevole al Governo con 95 voti a favore, 38 contrari su 133 votanti, ma i numeri molto ridotti rispetto all’unità nazionale chiesta da presidente del Consiglio: non hanno partecipato al voto 5S, Fi e Lega
Tutto è cominciato quando Mario Draghi, nelle dichiarazioni al Senato ha posto precise priorità per portare a termine le riforme essenziali per il completamento del Pnrr e modernizzare l'Italia. Il riferimento alle liberalizzazioni, in particolare dei taxi e delle concessioni balneari, ha prodotto un'intervento durissimo del capogruppo a Palazzo Madama della Lega, Romeo, che ha posto delle precise condizioni al Presidente del Consiglio. A cominciare da un nuovo esecutivo con altri ministri. Condizioni formalizzate in una risoluzione presentata al Senato e anticipata da Berlusconi al Presidente della Repubblica Mattarella e allo spesso Premier Draghi.
La rottura
Così cavalcando la rottura della maggioranza provocata da Giuseppe Conte e dai 5 Stelle e anzi tentando di addossare ai grillini la responsabilità della crisi, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno alzato un muro attorno al Governo . E quando il Premier ha posto la fiducia sull'altra risoluzione, di Pierferdinando Casini che approvava le comunicazioni del Governo, tanto la Lega che Forza Italie e i 5 Stelle hanno deciso di non partecipare alla votazione, sfiduciando di fatto ma non formalmente l'esecutivo del quale fanno parte.
Il voto
il voto di fiducia del Senato è stato nominalmente favorevole al Governo con 95 voti a favore, 38 contrari su 133 votanti, ma l'epilogo della drammatica giornata parlamentare che segna uno dei passaggi più difficili e cruciali della recente storia politica italiana si concluderà domani con le dimissioni Mario Draghi dovrebbe presentare al Capo dello Stato.
Quirinale
Al Quirinale torna così il bandolo della matassa della crisi innescata giovedì 14 luglio dai grillini. Ma gli scenari sono circoscritti praticamente a due prospettive, consultazioni lampo con i Presidenti di Camera e Senato per valutare quali e quante forze politiche vogliono lo scioglimento anticipato del Parlamento e ulteriore tentativo di avviare la formazione di un governo d'emergenza per varare la legge di bilancio ed evitare la deriva economica e sociale del Paese in un momento cosi delicato per la situazione internazionale, la crisi energetica e il perdurare dell'emergenza sanitaria. La prima data utile invece per le elezioni è quella del 2 ottobre, mese che coincide con centenario dell'anniversario della marcia fascista su Roma. Corsi e ricorsi storici che tormentano da generazioni il Paese.
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