Governo, Meloni promuove la sua missione in Cina: “Sono stata chiara con Xi, sostenere Mosca non conviene”

Governo, Meloni promuove la sua missione in Cina: “Sono stata chiara con Xi, sostenere Mosca non conviene”

Governo, Meloni promuove la sua missione in Cina: “Sono stata chiara con Xi, sostenere Mosca non conviene” Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Rivendicata la scelta, assunta nel dicembre scorso e ancora indigesta a Pechino, di abbandonare la via della Seta. Preoccupazione per la situazione in Libano. Critiche a quella che viene definita strumentalizzazione del report Ue sull’informazione in Italia

''Un confronto franco, trasparente, rispettoso'' con quello che ''rimane un interlocutore indispensabile''. All'indomani del bilaterale di 90 minuti con Xi Jinping, 'piatto' forte della missione in Cina, la premier Giorgia Meloni incontra la stampa italiana per tracciare un bilancio dei faccia a faccia con i massimi vertici del Gigante asiatico. Fuori la pioggia batte incessante, nell'elegante hotel Regent lo staff della presidente entra in frizione con i servizi segreti cinesi, rigidissimi con cronisti, cameraman e fotografi assiepati dietro i cordoni rossi. Meloni arriva sorridente, si dice ''molto soddisfatta'' della missione che per la prima volta l'ha condotta in Cina e rivendica la scelta, assunta nel dicembre scorso e ancora indigesta al governo di Pechino, di abbandonare la via della Seta.

Il Piano

La presidente del Consiglio 'vede' nel Piano d'azione triennale firmato in questi giorni un'opportunità per riequilibrare i rapporti con il Dragone: ''nessuna giravolta'' ma ''coerenza'', replica alle accuse mosse da Giuseppe Conte, l'uomo che nel 2019 decise di far entrare Roma nella Belt and Road Initiative, unico Paese del G7 ad aver optato per l'ingresso nel progetto faraonico e miliardario deciso da Xi. A cui, assicura Meloni rispondendo alle domande dei cronisti, ha posto con chiarezza la questione del sostegno militare e politico della Cina alla Russia, sollevato con forza da Nato e Ue, "provando a ragionare'' con il Presidente della Repubblica cinese ''su quali siano gli interessi che ciascuno ha. Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa''. Mentre potrebbe fare la differenza per approdare finalmente a una ''pace giusta'': "Spero che ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente - sottolinea Meloni-. Il Presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli, ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso".

Libano

Con i cronisti la premier si sofferma anche sulla situazione in Libano, con gli attacchi dei droni israeliani in risposta al razzo che, sabato scorso, ha ucciso 12 bambini e ragazzi e ferito altre 29 persone a Majdal Shams, nelle Alture del Golan. "Sono molto preoccupata per quello che sta accadendo - ammette - per il rischio di una escalation regionale, proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli''. ''Ogni volta che ci sembra di essere un po' più vicini all'ipotesi di un cessato il fuoco accade qualcosa. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a un'escalation'' e a ''costringere Israele a una reazione. Lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola", rimarca Meloni spiegando di essere in contratto con gli Alleati e sottolineando come, anche sulla crisi in Medio Oriente, la Cina ''può essere un interlocutore molto importante: sapete dei rapporti solidi che esistono con Teheran, con Riad ", osserva. Con Xi, Meloni ha parlato anche della polveriera in Medio Oriente. Tra i due, racconta chi ha assistito all'incontro, è subito scattata sintonia, ''una certa empatia, evidente anche dagli scatti che hanno immortalato la passeggiata lungo i viali alberati dei giardini della Diaoyutai State House, ma già chiara nel primo faccia a faccia a margine del G20 di Bali, avvenuto tuttavia ben prima che si consumasse lo strappo sulla Bri. Una frattura che Meloni è convinta di poter ricomporre.

Il fronte Ue

Quanto alla situazione interna, sul fronte europeo lapremier conferma i contatti con la presidente Ursula von der Leyen perla composizione della Commissione che nascerà: ''non ho fatto i nomi, c'è tempo fino al 30 agosto'', dice spiegando che sarà necessaria una valutazione in maggioranza sul nome da mettere sul tavolo europeo in quota Italia. ''Me ne occuperò al mio rientro'', assicura, negando frizioni con la Ue o un deterioramento dei rapporti. Anche la lettera indirizzata a von der Leyen sul Rapporto sullo stato di diritto, chiarisce, non era ''una risposta alla Commissione Europea o a un momento di frizione'' con i vertici Ue, ma ''una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l'obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione Europea". Restando sul tema, la presidente del Consiglio chiarisce che sulle nomine" Rai "bisognerà procedere'' nelle ''prossime settimane''. Qualcuno, nei 20 minuti in cui si snoda il punto stampa, chiede anche se sia vera l'ipotesi di privatizzare viale Mazzini, ''non so da dove nasca'', ma ''delle ricostruzioni che ho letto confermo di non aver bisogno di TeleMeloni'' assicura la presidente del Consiglio. Quanto a un'eventuale riforma della governance, ''io sono assolutamente laica: non è una riforma che ho fatto io, non l'ho neanche particolarmente difesa, quindi se quelli che l'hanno scritta oggi dicono che è pessima, possiamo parlarne...". C'è anche il tempo per una domanda sopra le righe, a cui la premier risponde divertita. Il piatto migliore gustato in questi giorni? ''Il salmone'' ma "anche gli spaghetti, però non so bene" che nome abbiano "quelli col brodo", aggiunge mimando con la mano il gesto della forchetta. Dunque va via con lo staff al seguito e la piccola Ginevra ad aprirle la strada. Meloni sale a bordo di una Dongfen d'epoca per raggiungere il volo che la condurrà a Shanghai, dove incontrerà il segretario del Comitato municipale del Partito comunista cinese, Chen Jining. L'imponente vettura nera, con bandierine cinesi in bella vista, è molto diffusa nel Dragone e nota per essere nata nel 1969 per volontà di Mao Zedong come 'fabbrica numero Due' a Wuhan, nella provincia dello Hubei. Della Dongfeng, che in italiano si traduce in un suggestivo 'vento dell'est', si parla da un po' anche in Italia, perché circolano con forza rumors di una fabbrica da 100 mila veicoli all'anno pronta a mettere radici nel nostro Paese. Ma se l'ipotesi si verificherà, complice la missione di Meloni da Xi, non è possibile dirlo già oggi. Con i vertici cinesi "ci siamo limitati a definire accordi di cornice -dice Meloni riguardo all'accordo stretto sulle auto elettriche -, poi non sta a noi entrare nel merito delle singole intese che si possono sviluppare, dei singoli investimenti che si possono fare''. Intanto, approdata a Shanghai, la premier posta sui social una foto che la ritrae con Ginevra al suo arrivo all'aeroporto di Pechino, all'inizio dell'importante missione in Cina, quando insieme, per mano, hanno sceso le scalette dell'aereo. ''Ovunque, insieme. Ti amo topolina mia'', scrive la presidente del Consiglio nel post che accompagna lo scatto.



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