31 agosto 2022, ore 18:06
Nel frattempo Enrico Letta (Partito Democratico) e Giuseppe Conte (Cinque Stelle) hanno tentato un azzardo abbastanza chiaro: approfittare del disorientamento dei moderati-leghisti dopo lo stop all’esecutivo-Draghi per rimettere fuori la testa in Veneto
Un eventuale nuovo intervento dell'esecutivo contro il caro-energia non entrerà sotto forma di emendamento nel dl aiuti bis, ora all'esame delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, ma in un decreto che avrà vita autonoma. Lo riferiscono fonti di governo. Tutto mentre le forze politiche sono ancora in pressing sull'esecutivo per stringere i tempi il più possibile.
I partiti
Però i partiti si dividono su come trovare le risorse necessarie. Il presidente di Fdi Giorgia Meloni si schiera al fianco di Mario Draghi nel dire no ad uno scostamento di bilancio. Occorre agire in fretta va bene, perché le bollette sono "una priorità assoluta ma no a nuovo debito. E il provvedimento sull'energia dovrebbe arrivare dopo il Consiglio europeo. Intanto il governo ha prorogato al 5 ottobre il taglio delle accise sui carburanti, in scadenza il 20 settembre.
Letta e Conte
Nel frattempo Letta e Conte hanno tentato un azzardo abbastanza chiaro: approfittare del disorientamento dei moderato-leghisti dopo lo stop al governo Draghi per rimettere fuori la testa in Veneto. Dove Pd e 5Stelle da anni, non toccano palla, schiacciati tra la forza di Luca Zaia e la crescita del partito di Giorgia Meloni. Sarà una coincidenza, ma gli ex alleati Enrico Letta e Giuseppe hanno battuto la regione in un tour elettorale che, da punti di partenza diversi, sa di scommessa: intercettare voti in uscita dalla Lega di Salvini, e portare a casa seggi in una terra dove la Lega - però quella di Zaia - vince con percentuali del 70%, e il centrodestra punta a fare cappotto. In ambienti del Pd si dice che sarebbe un successo riuscire a fare qui 7-8 parlamentari. Ancora più dura per i 5Stelle, che in Veneto dopo i fasti dell'esordio - vi elessero i primi sindaci -sono scomparsi dai radar. Alle amministrative di maggio il partito di Conte aveva presentato solo 2 liste su 86 sfide comunali. Leader separati dalla fine del Governo Draghi, Letta e Conte in Veneto non si sono comunque sfiorati geograficamente.
Il segnale
Dai leader di M5S e Dem anche un segnale: che nonostante l'investimento sui social, come Twitter o Tik-Tok - dove, secondo 'radio-elezioni', è comunque più avanti Fratelli d'Italia - la politica è anche altro. La gente va incontrata, vanno strette mani nei mercati, sui luoghi di lavoro. Anche per rispondere alle critiche del proprio stesso elettorato: come a Vicenza, dove i militanti Dem hanno mal digerito i paracadutati del Pd da Roma, lo stesso Letta e Beatrice Lorenzin, entrambi capolista in Veneto.