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Governo, Santanché salva per la terza volta dalla mozione di sfiducia: “Contro di me ergastolo mediatico”

Governo, Santanché salva per la terza volta dalla mozione di sfiducia: “Contro di me ergastolo mediatico”

Governo, Santanché salva per la terza volta dalla mozione di sfiducia: “Contro di me ergastolo mediatico” Photo Credit: Agenzia Fotogramma


La ministra del Turismo ha anche aggiunto che in caso di rinvio a giudizio anche per il caso della truffa all’Inps per la cassa Covid, dopo quello per la vicenda Visibilia, valuterà le dimissioni: “Lo farò da sola, con me stessa, senza nessuna costrizione”

Una doppia sfida al governo, ma come previsto non ci sono stati colpi di scena. I due ministri non rischiavano e in effetti non sono entrati nel poverissimo carniere che vede finora solo un ministro sfiduciato nella storia (Filippo Mancuso del governo Dini, nel 1995). Ma se Carlo Nordio era super-blindato, su Daniela Santanché la difesa è sembrata d'ufficio. Di sicuro è stato il terzo D-Day della ministra del Turismo, che nel pomeriggio, alla Camera, ha affrontato (di nuovo, appunto per la terza volta) la prova dell'Aula. Di persona e dando la sua versione dei fatti.

La replica

«Mi trovo oggi a rispondere per la seconda volta a una mozione di sfiducia presentata nei miei confronti anche se ha ad oggetto fatti, tutti da accertare, antecedenti al mio giuramento da ministro», ha iniziato così la ministra. «In quest'Aula mi sembra si possa dire la qualunque, senza nemmeno approfondire ciò che dovrebbe essere evidente a ogni parlamentare. Spero che sia ignoranza o malafede. «Non mi sento sola, anzi, ringrazio i tanti colleghi che sono oggi qua al mio fianco. Non è un ringraziamento dovuto, è un ringraziamento sentito. Non mi sento sola neanche nell'Italia, perché nella battaglia per il garantismo e per lo stato di diritto credo che ci sia la maggioranza degli italiani». Le mie mani sporche di sangue? Non fa vergogna a me, ma a chi ha pronunciato quest'accusa: mostra una grettezza e una cattiveria umana che alcuni avversari sono disposti a usare. in quest'Aula c'è chi è stato condannato per incidenti mortali a Torino nel 2017», accusa Santanché. «Attaccata alla poltrona, come dice Giannasi? Voi citate spesso la Costituzione come la più bella del mondo, e allora siate coerenti. Lupi, Mastella, Storace, Di Girolamo, si sono dovuti dimettere e poi assolti per non aver commesso il fatto. Simone Ugetti, ex sindaco di Lodi, Mario Mantovani, mio amico, oggi parlamentare, entrambi arrestati e processati e poi assolti. Ma anche Matteo Renzi, ex premier. In questa raccapricciante lista di inchieste e accuse lo merita un posto d'onore l'ex senatore del Pd Stefano Esposito, perseguitato per anni e poi assolto. Non vorrei far parte di questo elenco. Non intendo scappare, intendo difendermi nel processo, dimostrando le difficoltà per quel periodo che molti hanno dimenticato. Vi confesso una cosa: ci vuole una grande forza per non impazzire, per continuare questa battaglia, ma sapete da chi mi viene data? Dalla mia famiglia».

La battaglia

Santanché ribadisce di voler «continuare la sua battaglia»: «L'anticipazione dei giudizi può influenzare le carriere politiche, spesso a scapito del principio di innocenza, credo che il Parlamento non debba diventare una Corte di giustizia a causa di pochi magistrati. Le paginate di giornali, le trasmissioni tv, devastano la vita delle persone, con cicatrici che non si rimargineranno mai, l'ergastolo mediatico si ripercuote per tutta la vita, fine pena mai». Alla luce di quello «che sto vivendo in questi due anni e mezzo, mi sono resa conto di alcune parole spese in passato: non potevo comprendere la sofferenza. Scuse tardive? Ma c'è chi non si scusa mai, e io invece lo faccio qua, solennemente. Non sono scuse opportunistiche, ma una presa di coscienza. Mi criticherete? Mi importa solo di guardarmi allo specchio e riconoscermi. Le mie scuse non mi fanno cambiare idea di quello che penso sui colleghi dell'opposizione: in queste ultime ore ho capito meglio chi siete voi». Santanché confessa che ha una collezione di borse, ma lei non ha niente da nascondere: «Nelle mie borse non c'è paura. E lo dico senza problemi: ho una collezione di borse. Mio padre che era ottavo figlio di contadini mi ha insegnato una cosa: si ruba solo quello che si nasconde e io non ho nulla da nascondere. Io sono l'emblema di quello che detestate: lo rappresento plasticamente. Sono una donna libera, porto i tacchi alti e vesto bene. Voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza»», dice la ministra scatenando le reazioni irate dai banchi dell'opposizione che la invitano a pensare alle famiglie dei cassintegrati. «Ma sono la stessa che ogni tanto avete chiamato. Anche se voi non lo pensate, sono una signora. Non riuscirete mai a farmi diventare come voi o pensare come voi, avrò sempre il tacco a spillo, il sorriso sulle labbra, sarò battagliera, perché sono felice di vivere», rivendica. «Ho portato a casa un risultato: di riuscire a far tornare al centro del dibattito politico un settore trainante per l'economia, il turismo, settore di cui per anni si è parlato pochissimo». Valutare le dimissioni? «Lo farò dopo l'udienza preliminare di marzo con me stessa, ma senza nessuna costrizione o paventati ricatti, solo rispetto per il governo, per l'amore che ho per il mio partito, dove certo non vorrò mai diventare un problema, ma essere una risorsa».

La mozione

Così alla fine i deputati hanno votato contro la terza mozione di sfiducia (206 a 134) nei confronti dell'esponente di Fratelli d'Italia, rinviata a giudizio per falso in bilancio nell'inchiesta su Visibilia. E in bilico per quella più pesante, per truffa all'Inps. A chiederne le dimissioni sono state naturalmente le opposizioni. Secondo il leader del M5S Giuseppe Conte “la maggioranza odia i poveri”. Per la Segretaria del PD Elly Schlein “il governo difende le sue borsette, non gli italiani dalle bollette”. Ma prima del verdetto di assoluzione su Santanché, era finito sott'accusa pure Nordio. Al ministro della Giustizia è rivolta la sfiducia del centrosinistra per la vicenda del rilascio e del rimpatrio con volo di Stato del generale libico Almasri. Per il Guardasigilli però c’è stata soltanto la discussione generale, il voto ci sarà nei prossimi giorni.

La magistratura

Una doppia partita dunque che si sta giocando sul filo delle ostilità con la magistratura, che la maggioranza non ha mai nascosto. E focalizzate sulla riforma della separazione delle carriere, in discussione al Senato, assegnata alla commissione Affari costituzionali diretta dal fedelissimo della premier Alberto Balboni. Una partita che la maggioranza traina compatta, anche se forse servirà un referendum costituzionale per confermare le modifiche. Nel breve, invece, pesano lo sciopero della magistratura contro la riforma della giustizia (confermato per giovedì) e l'udienza della Corte di giustizia europea, chiamata a esprimersi su quali siano i Paesi sicuri sul fronte dell'immigrazione, dopo le tre bocciature subite dal governo Meloni sui trattenimenti dei migranti nell'hotspot aperto in Albania. Sullo sfondo, ma più lontano, il confronto tra Giorgia Meloni e il presidente dell'Associazione dei magistrati, Cesare Parodi, atteso il 5 marzo a Palazzo Chigi.



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