Governo, sugli scontri di sabato Lamorgese si difende in aula alla Camera, ma Meloni attacca

Governo, sugli scontri di sabato Lamorgese si difende in aula alla Camera, ma Meloni attacca

Governo, sugli scontri di sabato Lamorgese si difende in aula alla Camera, ma Meloni attacca


Il botta e risposta tra la titolare del Viminale e la presidente di Fdi è molto duro: la prima sottolinea le scelte mirate alla tutela dell’ordine pubblico, l’altra parla di violenze «volutamente permesse» e dell’ipotesi di una vera «strategia della tensione»

Gli scontri di sabato scorso a Roma scaldano gli animi, e parecchio, alla Camera quando a parlare è Luciana Lamorgese. Il botta e risposta tra la titolare del Viminale e Giorgia Meloni, più che annunciato, è inevitabile: la prima sottolinea le scelte mirate alla tutela dell’ordine pubblico, l’altra accusa e parla di scontri «volutamente permessi», avanzando l’ipotesi una vera «strategia della tensione».


La relazione

La ministra, in attesa della relazione vera e propria di martedì prossimo, nel corso del question time a Montecitorio risponde a un’interrogazione sulla gestione dell’ordine pubblico in occasione della manifestazione del 9 ottobre e sullo scioglimento di associazioni sovversive. Il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, secondo Lamorgese si è messo in evidenza «per il deciso protagonismo soprattutto nell’intervento a piazza del Popolo quando ha espresso la volontà di indirizzare il corteo verso la sede della Cgil. La scelta di procedere coattivamente nei suoi confronti non è stata ritenuta percorribile dai responsabili dei servizi di sicurezza, perché in quel contesto c’era l’evidente rischio di una reazione violenta dei suoi sodali con degenerazione dell’ordine pubblico». Giuliano Castellino è destinatario di daspo, sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, restrizione della mobilità dalle 6.30 di mattina e divieto di mobilità dalle 21 in poi. «La sua condotta alla sede della Cgil ha portato al suo arresto in flagranza differita e la sua posizione è al vaglio della magistratura per gravissime contestazioni mossegli». E per Lamorgese, «in passato era già stato oggetto di diverse segnalazioni per violazioni al regime di sorveglianza speciale».


La replica

Meloni però non ci sta e nella replica sostiene chiaramente che le parole della ministra «offendono il Parlamento». «Non siamo imbecilli, quello che è accaduto sabato è stato volutamente permesso. È stato calcolo, e questo ci rimanda indietro ad anni bui. Siamo alla strategia della tensione», attacca la leader di Fdi.


Lo scioglimento di Fn

Nel suo intervento, Lamorgese tocca anche il tema dello scioglimento di Forza Nuova, argomento che «è all’attenzione del governo la cui azione collegiale potrà indirizzarsi» anche sulla base di quanto deciderà «la magistratura» e di quali saranno «le indicazioni del Parlamento» che dovrà votare la mozione presentata dal Pd. In ogni caso lo scioglimento di un movimento politico «è un tema di eccezionale rilevanza giuridica e politica e di estrema complessità e delicatezza», conclude la ministra.


Il faccia a faccia

Tutto quando è durato un’ora l’incontro fra Draghi e Salvini. Il premier ha risposto a stretto giro ad una richiesta fatta dal leader del Carroccio in mattinata, preoccupato dal clima pesante di scontro che aleggia sul Paese in questi giorni. Anche se da Palazzo Chigi si è fatto sapere che il tema dell’incontro è stata la prossima legge di Bilancio e il decreto fiscale di prossima emanazione. Un modo per dire che Draghi si è reso disponibile per un faccia a faccia un po’ più ampio da quello invocato da Salvini. Dal canto suo, la Lega ha precisato che i due «hanno parlato di attualità e dei prossimi provvedimenti economici. Tra le altre cose, hanno confermato l’intenzione di non aumentare le tasse. Il leader della Lega ha sottolineato l’esigenza di ritrovare al più presto un clima di unità e concordia nel Paese, a partire dalle forze politiche». Per questo Salvini ha presentato a Draghi «una proposta di pacificazione nazionale a nome di tutto il centrodestra». Salvini aveva lanciato la sua richiesta durante la conferenza stampa del centrodestra a sostegno del candidato sindaco di Roma Enrico Michetti. «Ho chiesto un incontro al premier. Chiedo al presidente Draghi di guidare un percorso di pacificazione nazionale Non sono preoccupato dello scontro fascisti-comunisti. Cinque milioni di lavoratori sono a rischio stipendio, i poveri sono sempre più poveri, ci sono i nodi bollette, tasse, Equitalia, riforma del catasto e Fornero. C’è una cesura sociale tra chi ha e chi non ha. Quelli che non hanno sono sempre di più. Vogliamo parlare di questo o fare la guerra a Michetti? Di alcuni ministri non mi fido. Ne parlerò con il manager, con l’amministratore delegato del Paese».


Il patto per Roma

Nel frattempo alla conferenza stampa di chiusura della campagna elettorale del centrodestra a Roma, è un coro di denuncia per il "clima di odio" e per la "campagna elettorale indegna" di attacchi nei confronti del candidato Enrico Michetti e dei due principali partiti della coalizione, Lega e Fratelli d'Italia. Al Tempio di Adriano, nel cuore della Capitale, arrivano Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antoni Tajani, Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Vittorio Sgarbi per l'ultimo 'sforzo' a sostegno di Michetti. I capi del centrodestra firmano un documento di cinque punti, chiamato patto per Roma, in cui si impegnano, nel caso vincessero le elezioni, a riformare la governance, riconoscendo alla capitale "più autonomia", e avviare un decentramento delle funzioni amministrative, ridefinendo l'assetto dei municipi. Si impegnano inoltre ad affidare al prossimo sindaco di Roma "poteri commissariali speciali sul modello Genova per affrontare le gravi carenze infrastrutturali della città" e "maggiori poteri su settori strategici, come la sicurezza, il decoro urbano, i trasporti e la viabilità, gestione del patrimonio culturale e il governo del territorio, l'ambiente". E, infine, a sostenere l'approvazione di una legge statale che dia alla città gli strumenti amministrativi e finanziari indispensabili per organizzare il Giubileo del 2025. Ma le dichiarazioni dei leader sono quasi tutte focalizzate sulla denuncia delle strumentalizzazioni della sinistra e dei media contro la coalizione

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