Governo, sul green pass Salvini chiede modifiche: “Baristi e camerieri non possono diventare poliziotti”

Governo, sul green pass Salvini chiede modifiche: “Baristi e camerieri non possono diventare poliziotti”

Governo, sul green pass Salvini chiede modifiche: “Baristi e camerieri non possono diventare poliziotti”


27 luglio 2021, ore 18:45

Intanto sul processo penale si media ancora, il Guardasigilli Cartabia ha visto di nuovo Draghi e la commissione Giustizia di Montecitorio ha respinto la richiesta di FI di allargare il perimetro del contenuto della riforma, inserendo pure l'abuso d'ufficio

Il fronte trasversale pro Green pass tiene malgrado le nuove proteste di piazza (a Roma, a Piazza del Popolo, un migliaio di persone), e malgrado le bordate della destra che, soprattutto con Matteo Salvini, torna a chiedere chiarimenti su una misura che a detta del leader leghista trasformerebbe "baristi e camerieri in poliziotti". Dubbi non ignorati dagli alleati di Forza Italia, tanto che Silvio Berlusconi, pur considerando il "green pass una misura di buon senso alla quale noi siamo assolutamente favorevoli così com’è" aggiunge: "Naturalmente può essere discusso e migliorabile come legittimamente chiedono i nostri alleati". Una mano tesa a Salvini nel momento in cui, almeno su questa partita, il segretario della Lega rischia di rimanere isolato all'interno della maggioranza. "Baristi, ristoratori e camerieri non sono carabinieri o controllori. La mia proposta alternativa è, ad esempio, un'autocertificazione", spiega Salvini. "Io penso che la salute sia sacra, dobbiamo mettere in sicurezza i più anziani, senza imporre niente a nessuno. Se c'è una famiglia con figliuoli di 12, 13, 15 anni che non hanno il green pass, teoricamente uno deve farsi un tampone ogni volta che va al ristorante: non è di buon senso. Quantomeno chiediamo una auto-certificazione o esistono i test salivari". A questi dubbi, il leader della Lega aggiunge un no secco all'idea di prevedere vaccini obbligatori per i più giovani: "Io di vaccino obbligatori a 12, 13 anni non ne voglio sentir parlare", sottolinea.


La posizione dei 5S

Posizione diametralmente opposta è quella che viene dai Cinque Stelle con in testa Giuseppe Conte: "Si sta chiedendo quello che è un onere, gli italiani che vogliono tornare a partecipare a delle attività con molte persone, le aperture per tante attività che hanno sofferto tanto... è chiaro che dobbiamo sottoporci a questo aggravio. Ci consente delle maggiori aperture", spiega l'ex premier uscendo dalla Camera spiegando di aver ribadito questa posizione anche al presidente del consiglio. "il M5s è stato pilastro durante la pandemia per la tutela dei cittadini e del sistema economico e sociale. Certo, non dismetteremo adesso questo ruolo". E perché non ci siano dubbi sulla determinazione del suo partito, Conte fa sapere di essere d'accordo anche con l'idea del green pass obbligatorio per i parlamentari: "I parlamentari sono come tutti gli altri cittadini, è bene che si sottopongano anche loro, anzi prima degli altri dovrebbero farlo". Intanto, le voci circa le possibili applicazioni del green pass, provoca la reazione di Palazzo Chigi. La presidenza del consiglio, visti i retroscena giornalistici usciti in mattinata, è costretta a precisare che "sono prive di fondamento le ricostruzioni relative all'intenzione del governo di rendere obbligatoria la certificazione green pass per accedere ai seggi elettorali. Così fonti di Palazzo Chigi". Ipotesi che avevano messo in pre allarme proprio la Lega. "C'è chi ha paragonato il Green pass alla patente di guida per legittimarne l'applicazione a tutto e tutti, ma attenti a banalizzare sui diritti civili dei cittadini perché si è persino corso il rischio che un domani qualcuno volesse avere il Green pass anche per votare alle prossime elezioni amministrative".


Giustizia, lavori in corso

Per il secondo giorno consecutivo la Guardasigilli Marta Cartabia varca la soglia di palazzo Chigi. Già ieri pomeriggio la ministra della Giustizia ha incontrato il premier Mario Draghi: sul tavolo, la mediazione sulla riforma del processo penale, dopo le richieste del Movimento 5 stelle. Ed è proprio dal leader in pectore dei pentastellati che arriva un ulteriore avvertimento: "In pochi giorni capiremo se le nostre richieste hanno trovato accoglimento o meno. E' chiaro che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile", ha detto l'ex premier, incontrando i parlamentari M5s alla Camera. Conte, però, non ha chiuso completamente la porta e, anzi, lascia aperto uno spiraglio: "Ci sono margini di manovra ristrettissi. Ma io li sto sfruttando tutti e ce la sto mettendo tutta". Poi, lasciando Montecitorio al termine della riunione, ha aggiunto: "A me le minacce non sono mai piaciute, sono per il dialogo e il confronto costruttivo". Detto questo, "non voglio neppure considerare l'ipotesi in cui non venga modificato il testo". Per i 5 stelle si deve "evitare che in un Paese come il nostro processi per mafia e terrorismo possano svanire nel nulla, lo dobbiamo a tanti servitori dello Stato che sono caduti nell'esercizio delle loro funzioni". Ed è su questo punto che potrebbe concretizzarsi la mediazione che sbloccherebbe l'impasse e darebbe il via libera alla riforma in tempi stretti. Dura la reazione di Italia viva: "il tentativo di ricatto messo in atto dal leader in pectore del M5s per tenere sulle corde l'esecutivo sulla riforma della giustizia è inaccettabile", tuona Teresa Bellanova, capodelegazione renziana al governo. "Prima assicurano il sostegno al governo Draghi, poi i loro ministri in Cdm votano la fiducia sulla riforma, oggi il sedicente leader del Movimento prende parola e sfiducia di fatto i ministri pentastellati con l'ipotesi che in Aula la loro posizione potrebbe essere il voto contrario. Tutto ciò è semplicemente vergognoso", aggiunge. Abbassa il livello della tensione la ministra pentastellata Fabiana Dadone, certa che "sulla riforma si riuscirà a trovare una mediazione che sia la piu' importante, non per la nostra forza politica, ma per evitare chetanti processi vengano buttati al macero".


No all’abuso d’ufficio

Intanto, la commissione Giustizia di Montecitorio ha detto no con un voto sulla richiesta di Forza Italia di allargare il perimetro del contenuto della riforma stessa, inserendo anche l'abuso d'ufficio. "Non si capisce perché si riteneva ora di dover spostare l'abuso di ufficio nell'ambito della riforma della giustizia, mettendo in pericolo la tempistica concordata, cioè la scelta qualificante di chiuderne l'esame alla Camera entro i primi di agosto", osserva Stefano Ceccanti, Pd. Ha votato no anche Azione: "La richiesta di allargamento del perimetro del ddl sul processo penale presentata da FI avrebbe fatto saltare i tempi della legge. Con un'unica, evidente, conseguenza: resterebbe viva la riforma Bonafede ed il suo 'fine processo mai'. E ciò andava scongiurato", ha scritto su Twitter Enrico Costa.


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