Gran Bretagna, negata l'estradizione negli Stati Uniti per Juliane Assange, il fondatore di Wikileaks
Gran Bretagna, negata l'estradizione negli Stati Uniti per Juliane Assange, il fondatore di Wikileaks
04 gennaio 2021, ore 17:00
agg. 07 gennaio 2021, ore 11:39
Per Assange è stato stabilito anche il rilascio perchè ci sarebbero rischi di suicidio
Il verdetto è stato una sorpresa rispetto alle aspettative. La giudice distrettuale britannica Vanessa Baraister ha respinto la richiesta di estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, il fondatore australiano di WikiLeaks, e ne ha deciso il rilascio. Il Governo di Washington si è detto estremamente deluso.
Le accuse
Negli Stati Uniti, Assange è accusato di spionaggio e pirateria per aver pubblicato a svelare file riservati americani relativi anche a presunti crimini di guerra commessi in Afghanistan e Iraq. Si tratta di crimini per cui Assange potrebbe essere condannato a una pena di 175 anni. Secondo il giudice, Assange è a rischio suicidio e ne ha quindi stabilito la liberazione. Ora il Governo di Washington potrà fare appello. Alla lettura della sentenza nella corte londinese di Old Baileys, la compagna di Assange, Stella Morris, si è sciolta in un pianto liberatorio abbracciando Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di Wikileaks. Il giudice Baraister ha comunque affermato di credere che gli inquirenti americani agiscano in buona fede e che non siano giustificati i timori di un possibile processo iniquo. Comunque ha respinto l'estradizione, affermando che non sussistono sufficienti garanzie di Washington in merito al rischio di suicidio di Assange. "Stabilisco che l'estradizione sarebbe troppo oppressiva per ragioni di salute mentale e ordino il suo rilascio", ha detto la giudice. Il fondatore di Wikileaks per ora resta in custodia in attesa dell'indicazione di una cauzione sulla base della quale potrà essere scarcerato nelle prossime ore.
La gioia degli attivisti
Il respingimento della richiesta di estradizione ha scatenato la gioia dei sostenitori di Assange e degli gli attivisti di organizzazioni per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, oltre a quella di diversi giornalisti e politici. "È una grande notizia", ha twittato Glenn Greenwald, giornalista investigativo che diffuse documenti segreti svelati da WikiLeaks. Soddisfatto anche il commento della ong americana Freedom of the Press Foundation, che ha scritto: "L'accusa contro Julian Assange è una delle minacce più pericolose alla libertà di stampa da decenni. Il verdetto rappresenta un enorme sollievo. Anche se la giudice non ha preso la sua decisione a tutela della libertà d'informazione, ma decretando essenzialmente il sistema carcerario Usa troppo repressivo, si tratta comunque di un risultato che protegge i giornalisti".
La vicenda WikiLeaks
Era il 2010 quando Julian Assange pubblicò centinaia di migliaia di pagine di documenti riservati del governo americano. La sentenza di oggi contro l'estradizione potrebbe rappresentare l'inizio della fine della vicenda giudiziaria a carico del fondatore di WikiLeaks. Fu l'Attorney General di Barack Obama, Eric Holder, ad annunciare dieci anni fa di aver autorizzato azioni giudiziarie contro Assange. Le autorità della Svezia, Paese in cui ha vissuto il fondatore di Wikileaks, nel frattempo, avevano spiccato un mandato d'arresto internazionale a carico di Assange per stupro e molestie, accuse sempre respinte da Assange. Dopo aver perso in appello la contestazione alla richiesta di estradizione della Svezia, nel 2012, Assange si rifugiò nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra ricevendo asilo politico dal Paese sudamericano. Nel 2017, le autorità svedesi lasciarono cadere le accuse nei suoi confronti. Dall'11 aprile 2019, Assange è in carcere nel Regno Unito nella Her Majesty Prison Belmarsh di Londra, prima per violazione dei termini della libertà su cauzione conseguente alle accuse in Svezia e poi in relazione alla richiesta di estradizione degli Stati Uniti. Il Messico oggi ha offerto ad Assange asilo politico.