03 maggio 2023, ore 18:00
Come riportato dall’emittente al Arabiya, i due comandanti delle forze militari che si stanno affrontando in Sudan hanno istituito una nuova tregua, con la speranza che possa essere rispettata
Una settimana di pace, è quello che hanno concordato i due capi delle fazioni che stanno creando un clima di tensione in Sudan da oltre un anno. Nelle ultime settimane è precipitata la situazione, da metà del mese di aprile, con combattimenti in tutto il Paese. La guerra civile che vede contrapposti i due gruppi militari del paese, capitanati rispettivamente da Abdel Fattah Al-Burhan, leader dell’esercito regolare, e Mohamed Hamdan Dagalo, comandante delle forze speciali RSF. Nei giorni scorsi era stata concordata un’altra serie di tregue, più brevi di quella che dovrebbe avvenire a partire da domani che, tuttavia, non sono mai state rispettate nonostante i numerosi colloqui avvenuti tra i due generali. In Sudan la guerra ha causato lo sfollamento di oltre 330mila persone. Il motivo principale del coinvolgimento e il conseguente sfollamento dei civili è che il campo di battaglia si trova proprio all'interno delle aree urbane del Paese, con attacchi aerei addirittura sulla capitale Khartum, città che ospita oltre 6 milioni di persone.
I motivi della guerra civile
Nonostante si possa pensare che si tratti di una guerra civile fra governo e ribelli rivoluzionari, come spesso accade, questo non è il caso del Sudan, in quanto il conflitto riguarda una resa dei conti interna al corpo militare, l’esercito regolare e le forze speciali RSF. I due comandanti sono, infatti, rispettivamente presidente e vicepresidente del Consiglio di Sovranità del paese. I motivi principali del conflitto riguardano l’interesse delle potenze straniere per i giacimenti di oro e petrolio del Paese, oltre all'introduzione di 100mila nuovi uomini nell'esercito. Il Sudan vive una guerra semi-costante da oltre 30 anni e fatica a mantenere una situazione di pace duratura.
La preoccupazione dell’ONU
Secondo i dati diramati dall’ONU, più di 100 mila persone sono fuggite dai combattimenti verso i Paesi circostanti, come Egitto e Siad, con il rischio che possano diventare più di 800mila se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente. L’ONU ha anche aggiunto che il programma per gli aiuti al Sudan di quest’anno è finanziato solo per 1,75 miliardi di dollari, soldi che non basterebbero per dare una vera e propria mano alle vittime del conflitto, per cui servirebbero almeno altri 1,5 miliardi. La speranza è che la settimana di tregua istituita dai due capi militari possa essere d’aiuto per trovare una soluzione che metta d’accordo le due fazioni, ma la pace sembra essere ancora molto lontana.