02 maggio 2023, ore 15:00
Dopo due mesi di contrattazione, non è stato raggiunto l’accordo tra gli sceneggiatori e le etichette sulla paga equilibrata e i diritti d’autore
Lo spettacolo di Hollywood si ferma per la prima volta in 15 anni. Il sindacato degli sceneggiatori americani ha indetto lo sciopero contro gli studi di produzione e distribuzione di film, serie tv e programmi televisivi. La protesta riguarda la corretta retribuzione nei confronti degli sceneggiatori, che da tempo stavano cercando di raggiungere un accordo con le etichette cinematografiche, accordo che, però, non è arrivato, come comunicato da una nota ufficiale del Writers Guild of America, sindacato a difesa degli sceneggiatori.
La protesta degli sceneggiatori
Lo sciopero comprenderà oltre diecimila sceneggiatori iscritti al sindacato e avrà ripercussioni su oltre ottocentomila lavoratori dello spettacolo, con l’intento di bloccare set, produzioni e programmi televisivi live. L’ultima protesta dei lavoratori era avvenuta quindici anni fa, precisamente nel 2007, quando fece perdere agli Studios una cifra vicina ai due miliardi di dollari. Il WGA si è espresso: “Il comitato di negoziazione ha trascorso le ultime sei settimane a negoziare con Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony sotto l'egida dell'Alliance of Motion Picture and Television Producers. Nel corso della trattativa, abbiamo spiegato come le pratiche commerciali di queste società abbiano ridotto drasticamente i nostri compensi e i nostri diritti d'autore e, quindi, minato le nostre condizioni di lavoro. Che siamo determinati a raggiungere un nuovo contratto con una retribuzione equa che rifletta il valore del nostro contributo al successo dell'industria e includa protezioni per garantire che la scrittura continui ad essere una professione sostenibile”.
Condizioni insostenibili
Risulta, infatti, che il 98% dei quasi diecimila partecipanti allo sciopero, abbia votato per autorizzare i propri rappresentanti ad arrivare allo “strappo” in caso di mancato accordo. I punti di disaccordo sono quelli che rappresentano i salari, i diritti d’autore e il lavoro di scrittura che precede la produzione vera e propria. Da un’indagine eseguita dal WGA emerge che la metà dei dipendenti percepisce il salario minimo, con lo stipendio medio del lavoratore che è diminuito del 23% rispetto a dieci anni fa. Il problema principale è che gli sceneggiatori non vengono più assunti in seguito all’approvazione dell’episodio pilota, ma prima viene chiesto di scrivere una lunga serie di episodi, e solo di conseguenza viene deciso se far entrare in produzione le pellicole. Michael Mohan, sceneggiatore di “Everythings Sucks” si è espresso a favore dello sciopero, dichiarando: “Rubavamo il cibo dalla mensa di Netflix perché per molti mesi abbiamo lavorato gratis”. Anche la sceneggiatrice di “Bridgerton” aveva scatenato una polemica sui social in seguito al successo della nota serie tv nel 2020: “'Questa è una bella notizia! Sai cosa sarebbe bello anche? Ricevere i diritti d'autore proporzionati a questo grande successo!”. Tra poco più di un mese scadrà il contratto di attori e registi, anche loro non entusiasti delle condizioni lavorative di Hollywood, potrebbe dunque esserci un “sequel”, per rimanere in tema, di questa vicenda.