I cambiamenti climatici sono un rischio per chi soffre di allergie, in aumento la quantità di pollini nell’aria
17 ottobre 2022, ore 14:56
Chi soffre di allergia rischia di doverne patire tutto l’anno a causa dei cambiamenti climatici che stanno portando ad un forte aumento dei pollini rilasciati dalle piante
Il rischio è di soffrire d’allergia per tutto l’anno. La causa è il cambiamento climatico in atto che comporta un forte aumento del rilascio dei pollini dalle piante, fino al 200% in più rispetto agli anni scorsi. Questo cambiamento avrà un impatto pesante sulla vita di oltre 10 milioni di italiani che soffrono di queste problematiche. Non ci sono più le stagioni di una volta, un detto che sembra banale, ma che si fa concreto e soprattutto visti i cambiamenti climatici potrebbero portare problemi a chi soffre di allergie non solo in un determinato periodo dell’anno, ovvero quando la carica di pollini è maggiore, ma per tutti i mesi. Pre chi soffre di questi disturbi. L'allerta arriva dal congresso della Societa' Italiana di Allergologia, Asma, e Immunologia Clinica.
Aumento delle temperature sotto accusa
La causa di questo aumento della concentrazione dei pollini nell’aria è dovuto ai cambiamenti climatici che hanno portato ad un aumento delle temperature. Causa questa che secondo gli esperti allergologi, sta determinando la diffusione anche in autunno di pollini di varie specie che concentrano la fioritura tra la primavera e l'estate. Ma non è l’unica causa, sempre a causa del clima molte specie anticipano la fioritura in inverno, di conseguenza la concentrazione pollinica si prolunga.
Lo studio
Uno studio pubblicato su Nature Communications ha certificato che in pochi decenni la stagione critica per le allergie è aumentata fino a quaranta giorni prima in primavera, mentre si prolungherà di tre settimane in autunno. Le sempre più ricorrenti anomalie climatiche hanno fato registrare un aumento delle richieste d’aiuto da parte di chi soffre di allergie a causa della diffusione di allergeni fuori stagione. A sostenerlo è Gianenrico Senna, presidente SIAAIC e professore di Malattie Respiratorie all'Universita' di Verona.
I rischi
La situazione attuale non è delle più rosse e il rischio è che “moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l'anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo”. sostiene Gianenrico Senna. Dalle rilevazioni effettuate dalle reti di monitoraggio dei pollini nell'atmosfera, negli ultimi 30 anni, sono evidenti questi cambiamenti. L’esempio può essere quello della paretaria nel Mediterraneo e l’ambrosia nel Nord Itali e nell’Europa centrale. Soprattutto la prima, è dimostrato libera polline fino a tutto settembre e ottobre. Mentre la seconda ha anticipato la fioritura a luglio e continua anche in autunno. “Se una volta si iniziava ad esempio con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane”, sostiene Senna, che lancia anche un monito: “Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di CO2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante”. Gli effetti si vedranno sulla durata delle malattie allergiche e loro intensità. Anche se la durata delle allergie è più lunga, gli allergologi invitano a non abusare dei farmaci per la cura.