I Dettagli del Male, il libro true crime di Elisabetta Cametti che tocca temi importanti nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

I Dettagli del Male, il libro true crime di Elisabetta Cametti che tocca temi importanti nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

I Dettagli del Male, il libro true crime di Elisabetta Cametti che tocca temi importanti nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne


25 novembre 2024, ore 09:00

Quattro diversi casi di cronaca nera e altrettante vittime, tutte donne, con gli iter giudiziari ancora in atto: un lavoro che va dietro le quinte e prova a cercare risposte

Quello degli ultimi anni è stato uno scenario (purtroppo) molto attivo sul fronte della cronaca nera. Tanti i casi che coinvolgono (nel ruolo di vittime) donne finiti sotto i riflettori, molti dei quali ancora irrisolti o comunque con un iter giudiziario in atto.

Ce ne sono alcuni, in particolare, che spingono a porsi domande. Cosa ha innescato i processi mentali che hanno portato a compiere gesti tanto violenti? Con il libro “I Dettagli del Male” dell’autrice bestseller Elisabetta Cametti, edito da Piemme, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si va “dietro le quinte” dei processi di quattro casi eclatanti che hanno creato parecchio clamore nell’opinione pubblica

Elisabetta, “I Dettagli del Male” si focalizza su quattro casi di cronaca nera che hanno sconvolto l’Italia. Casi che, al giorno d’oggi, non sono ancora conclusi, in virtù degli iter processuali. Quanto lavoro è stato necessario per ricostruirne le narrazioni?

“Più di quanto immaginassi. E non solo perché ho dovuto studiare migliaia di pagine di fascicoli di inchiesta e atti processuali, di autopsie e perizie psichiatriche. È stato complicato a livello emotivo, perché per anni ho scritto romanzi ispirati alla realtà, mentre oggi ho deciso di raccontare la realtà. Senza veli, senza fare sconti a nessuno. Soprattutto, senza poter proporre un epilogo a lieto fine, una luce in fondo al tunnel. “I Dettagli del Male” è un viaggio nell’orrore, che ho cercato di sfumare dando voce a sentimenti ed emozioni.”

I dettagli, anche il più piccolo, fanno la differenza in situazioni come quelle dei casi presi in esame. Quanto è difficile però individuarli? In virtù anche del fatto che possono capitare errori di procedura soprattutto sulle scene del crimine…

“È nei dettagli che scorre la vita. O che si interrompe.

Spesso non ce ne rendiamo conto, ma sono proprio i dettagli a influenzare il pensiero, a farci cambiare prospettiva e orizzonti, a indirizzare le nostre scelte in una catena di sensazioni e conseguenze.

Per questo io attribuisco loro un grande valore: li cerco nelle persone, nelle cose, nelle situazioni. Poi li metto in evidenza e li collego nel ragionamento: rappresentano i puntini che uniti dal tratto della matita svelano il disegno. Sono convinta che nei dettagli si nasconda sempre la risposta, qualsiasi sia la domanda. I dettagli sussurrano, spiegano. Urlano, alcune volte. Il problema è che non sempre abbiamo la capacità di vederli e di ascoltarli.”

Nelle precedenti occasioni, sei arrivata sugli scaffali delle librerie con storie thriller. Questa volta hai cambiato registro e quindi anche approccio: qual è il giusto equilibrio, in situazioni di questo tipo, tra narrazione e cronaca?

“Scrivere un true crime significa guardare in faccia la realtà, affondare il pensiero nelle pieghe più oscure della mente criminale. Accorgersi che il male è ovunque, anche qui e ora. Non c’è spazio per la fantasia, anche perché la realtà la supera sempre. Ho scelto di affrontare questi casi di delitti avvenuti in famiglia mettendo al centro le vittime, il loro modo di essere, i progetti che le rendevano felici, i sogni di cui si nutrivano. Sono storie che non devono essere dimenticate. Ma anche storie dalle quali dobbiamo imparare a cogliere i segnali, a non abbassare la guardia. Storie che ci insegnano ad avere paura, perché spesso la paura è l’unica arma che abbiamo per difenderci.”

“Quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro”: una frase di Nietzsche particolarmente calzante per il tipo di lavoro che hai fatto. Quali sono state le principali difficoltà (se ce ne sono state) durante la scrittura di questo libro?

“L’aspetto più complicato è stato non esprimere pareri, commenti. Giudizi. Raccontare le storie attenendomi ai fatti, alle indagini, agli atti, senza poter urlare la rabbia che ho provato nel caso di Giulia Tramontano, l’incredulità nel caso di Laura Ziliani, lo sgomento in quello di Liliana Resinovich. Senza poter esternare fino in fondo il dolore e il senso di impotenza che ho vissuto nel caso della piccola Diana Pifferi e del suo essere invisibile agli occhi delle persone che aveva intorno.

Solo come conclusione di ogni capitolo ho permesso che l’Elisabetta scrittrice lasciasse il posto all’Elisabetta donna, facendo emergere il sentire più profondo.”

Hai esplorato due strade narrative che hanno caratteristiche in comune ma che, in fin dei conti, differiscono tra loro in maniera sostanziale. Per il prossimo futuro hai già in mente qualcosa?

“Continuerò a scrivere true crime: mi interessa percorrere le tappe del viaggio necessario a ricostruire la verità e farò del mio meglio per dare voce ad altre vittime. Ma tornerò a dare voce anche alle protagoniste delle mie serie thriller: mi stanno chiamando e pretendono attenzione, perché nelle loro avventure la finzione è un altro modo di lanciare messaggi e narrare eventi realmente accaduti.”


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