I giovani sono delusi dalla politica attuale e vorrebbero un presidente donna, la pandemia li ha resi più insicuri
I giovani sono delusi dalla politica attuale e vorrebbero un presidente donna, la pandemia li ha resi più insicuri
12 maggio 2022, ore 17:00
Per la Generazione Zeta la classe politica vuole soltanto mettersi in mostra e non è preparata. I ragazzi di oggi non si riconoscono nell'Italia dei nostri giorni
I risultati del rapporto dell'Osservatorio "Generazione Proteo", sui giovani italiani, ci consegnano una Generazione Zeta disamorata rispetto alla classe dirigente politica e perplessità sul Paese e sull'immediato futuro. Ragazzi e ragazze sono delusi dai politici che reputano incompetenti ed esibizionisti. Vedono nella democrazia diretta la soluzione all'attuale crisi di rappresentanza. Sono poco orgogliosi di un'Italia, quella attuale, in cui resistono pregiudizi e stereotipi. Sempre in questo rapporto i giovani vedono come positiva l'idea di una donna possibile Presidente della Repubblica.
Le conseguenze della pandemia
Dopo due anni di DaD, la didattica a distanza, i giovani si sentono molto meno preparati, ma soprattutto vivono un forte disagio psicosociale. Preferiscono il lavoro flessibile, che consenta l'autonoma gestione di tempo e guadagno. Temono hate speech e body shaming, così come il sempre più diffuso fenomeno delle baby gang. Aperti e inclusivi, non bocciano a priori il nucleare, ma ritengono che su questi temi non vi sia sufficiente informazione.
Identikit Generazione Zeta
"Il 10° Rapporto", ha dichiarato il professor Nicola Ferrigni, direttore dell'Osservatorio "Generazione Proteo", "ci ha consegnato l'identikit di una generazione che ha rotto, in maniera definitiva, gli indugi e, dinanzi a una società destrutturata, ormai sempre più povera di slanci, valori, relazioni e alla ricerca di un'identità, ha preso in mano le redini della situazione. Giovani che prendono le distanze da una società in cui non si riconoscono, desiderosi di riscrivere scuola, lavoro, stili di vita, politica. Senza dimenticare quell'attenzione verso l'altro, di cui vogliono prendersi cura", ha concluso il professor Ferrigni.