09 dicembre 2024, ore 13:30
Una ricerca portoghese compara i risultati di altri 80 studi e sottolinea tutti i benefici del bere il caffè, in condizioni normali si possono consumarne dalle tre alle cinque tazzine
A che bellu cafè solo a Napoli lo sanno fà, cantava Domenico Modugno, più tardi Fabrizio De Andrè cambiò la location, portandola in carcere. E non dimentichiamo ‘na tazzulella ‘e cafè di Pino Daniele. Ma ora ecco i portoghesi che lo santificano. Due ricercatori lusitani hanno determinato che bere caffè può regalare circa due anni di vita in più, da trascorrere in salute, tenendo a bada i meccanismi biologici legati all'invecchiamento che aumentano il rischio di malattie. Fra essi figurano infiammazione, ossidazione, ridotta sensibilità all'insulina, instabilità genomica e altro ancora. È quanto emerso da un nuovo studio di revisione che ha analizzato statisticamente i dati di molteplici ricerche concentrate sulla relazione tra consumo di caffè, longevità e indicatori di vita sana. Insomma una bella notizia per noi italiani, grandi bevitori di caffè. Diverse ricerche avevano già evidenziato l'impatto positivo del caffè sulla riduzione della mortalità per tutte le cause; siamo dunque innanzi all'ennesima dimostrazione dei potenziali benefici di questa amata bevanda, il cui consumo deve essere misurato e sempre valutato dal proprio medico. Il più importante principio attivo del caffè, la caffeina, può essere nociva a specifici disturbi e in determinate condizioni non è raccomandata. In base alle indicazioni dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (ESFA), è considerato sicuro per la maggior parte degli individui il consumo di circa 400 milligrammi di caffeina al giorno, ovvero dalle tre alle cinque tazzine (in base alla varietà e qualità). Queste quantità non valgono per tutti; per le donne incinte o in allattamento, infatti, la raccomandazione è di circa la metà, ma ogni caso fa storia a sé ed è sempre doveroso consultare il proprio medico.
La ricerca portoghese associa 80 studi diversi
Le conclusioni sono arrivate dopo aver condotto una revisione sistematica di oltre 80 studi condotti in tutto il mondo nei quali erano stati valutati tassi di mortalità, indicatori di salute e abitudini alimentari, compreso il consumo di caffè. È dunque uno studio di associazione che non fa emergere rapporti di causa – effetto tra bevanda, longevità e salute, ma i risultati sono statisticamente significativi e suffragano quanto già rilevato in letteratura scientifica. Ecco alcuni esempi, un recente studio francese dell'Università di Lille ha determinato che il caffè è associato a un rischio ridotto di perdita di memoria, uno dei sintomi cognitivi principali della demenza e in particolar modo del morbo di Alzheimer; un'altra ricerca dell'Università di Bologna ha trovato benefici nel controllo della pressione sanguigna, mentre un altro studio della prestigiosa Università di Harvard ha rilevato che il caffè aiuta a mantenere il peso corporeo e a non ingrassare. Fra gli altri benefici evidenziati dalla ricerca scientifica l'associazione con la riduzione di alcune tipologie di tumori, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di morte nei Paesi industrializzati occidentali.
Nel caffè presenti oltre 2000 sostanze bioattive
I professori Cunha e Lopes hanno associato le prove degli altri studi sul caffè concentrandosi sui benefici derivati dalla caffeina e dagli acidi clorogenici, i più importanti principi attivi presenti nel caffè, che contiene oltre 2.000 sostanze “potenzialmente bioattive”, come si legge in un comunicato stampa dell'ateneo portoghese. Fra esse, i composti polifenolici che “possono fornire proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, con ruoli che includono la riduzione della neuroinfiammazione e anche la regolazione della sensibilità all'insulina”. Tutto questo concorre a una salute migliore e a una maggiore longevità, sia negli uomini che nelle donne. Il caffè, grazie ai suoi composti, sarebbe in grado di proteggere e preservare quei meccanismi biologici che l'invecchiamento deteriora e che culminano in un maggior rischio di malattie, dall'instabilità genomica alle alterazioni metaboliche, determinando un miglior controllo dello stress e dell'infiammazione.
“La nostra analisi sottolinea il ruolo che un consumo regolare e moderato di caffè può svolgere nel mediare contro i meccanismi biologici che naturalmente rallentano o falliscono con l'avanzare dell'età, innescando una serie di potenziali problemi di salute e comorbilità”, ha dichiarato il professor Cunha. “E c'è ancora spazio per capire di più su come funzionano esattamente questi meccanismi, così come su quali individui potrebbero essere biologicamente predisposti a trarre i maggiori benefici dalle interazioni del caffè con loro”, ha chiosato l'esperto. Ribadiamo che si è trattato di uno studio di associazione, inoltre la ricerca è stata supportata dall'Institute for Scientific Information of Coffee legata alle aziende produttrici di caffè. Un recente studio ha scoperto che i bevitori di caffè hanno una caratteristica distintiva nel loro intestino.