Il film su Alberto Sordi premiato a Barcellona: è la migliore fiction del 2020
03 dicembre 2020, ore 08:00 , agg. alle 11:25
Il regista Luca Manfredi interviene a RTL102.5 News: “Sono orgoglioso di questo premio. Continuerò a raccontare la vita di grandi personaggi del cinema”.
È indimenticabile la scena in cui il bravissimo Edoardo Pesce si presenta ai grandi produttori degli anni Quaranta dicendo una sola frase: “Permette? Alberto Sordi”. Cerca il successo. Tenta ogni carta, senza scoraggiarsi. Alla fine vince e convince tutti.
Alberto diventa Sordi
Alberto, quel giovane ragazzone romano con il pallone a del cinema, diventa Sordi. Mito indiscusso. Il film tv diretto da Luca Manfredi, che racconta la vita di Albertone dagli esordi fino all’americano a Roma, va in onda durante il lockdown a marzo scorso. Ora, a distanza di mesi, riceve un prestigioso premio allo “Zoom Festival” di Igualada, vicino Barcellona. Il regista Luca Manfredi, figlio del grande Nino Manfredi, è al settimo cielo dopo aver appreso la notizia. Per lui si tratta di un vero trionfo ed è sicuramente il miglior modo per omaggiare Alberto Sordi, che ha conosciuto da vicino e frequentato negli anni. Ma questo premio è il secondo tra quelli più importanti che Manfredi jr colleziona nella sua lunga carriera di regista.
Un film dedicato al padre e poi il grande Alberto
Due anni fa con “In arte Nino” - film dedicato a suo padre con Elio Germano - vince di nuovo come migliore sceneggiatura. E subito dopo quel lavoro cinematografico, Manfredi si rimette al lavoro e scrive la sceneggiatura del film su Sordi. Et voilà: un vero capolavoro per celebrare il mitico Albertone, ottavo re di Roma (come molti fan lo definiscono ancora oggi). “Sordi era molto legato a mio padre. Il giorno del funerale di Alberto, io e papà eravamo in quella gremitissima piazza San Giovanni a Roma. Come dimenticare quel momento drammatico. Papà, che era in ottima salute, mi disse: “Il prossimo sarò io”. Ovviamente, cercai in tutti i modi di fargli capire che non avrebbe mai dovuto pensare a cose simili. L’anno successivo papà ci lasciò”, racconta Luca Manfredi al telefono con RTL102.5 News. “Abbiamo girato la fiction in piena estate. Edoardo Pesce è stato bravissimo perché ha saputo raccogliere tutti gli atteggiamenti tipici di Sordi, senza una somiglianza esagerata. Ma rispettando al massimo quel personaggio”, dice Manfredi ripercorrendo gli ultimi due anni sul set. “Quando abbiamo fatto il provino ad Edoardo ho detto subito sì. Senza esitare. In lui avevo già notato molti tratti tipici di Albertone. E mi ha raccontato che, subito dopo avergli comunicato che avrebbe avuto il ruolo di protagonista nel film tv, è andato al Verano a pregare sulla tomba di Sordi. Aiutami tu, Albè”, ricorda il regista. Ma in quella fiction, molto apprezzata dagli italiani, partecipa nei panni di Federico Fellini anche un altro attore straordinario: Alberto Paradossi. Che riesce a catturare i tic del grande regista de “La Dolce vita”: non manca quel suo intercalare emiliano e il modo di interagire con quello che sarebbe diventato il suo eterno amico, Alberto Sordi. “Fellini, appena giunto a Roma, disegnava caricature e sognava di dirigere grandi attori. Era una Roma diversa, che usciva dal dopoguerra. Federico non aveva un centesimo in tasca, dormiva nei portoni per ripararsi dal freddo”, svela il regista. “Poi quell’incontro con Alberto, che sognava di fare l’attore. Un vero pallino, come diremmo oggi”. Nel film diretto da Luca Manfredi c’è un ampio spazio della vita di Albertone (all’epoca giovanissimo) trascorsa al fianco di Andreina Pagnani, che è stata la sua fidanzata per diverso tempo. Lei era molto più grande di Alberto e per questo tutto fece scalpore all’epoca. “Sordi è stato tutti noi italiani, ha rappresentato l’italiano medio in tutti vizi e virtù nei suoi 200 film. Ho raccontato nel mio film la fatica di Sordi per raggiungere il successo. La sua grande tenacia, le sue ambizioni”, puntualizza il figlio del grande Nino Manfredi. Poi svela di essersi messo al lavoro per un’altra grande biografia. “Non posso dirvi di chi si tratta, ho appena iniziato a scrivere questo soggetto”, conclude.
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