Il mostro di Firenze e la pista sarda: i carabinieri riesumano i resti di Francesco Vinci

Il mostro di Firenze e la pista sarda: i carabinieri riesumano i resti di Francesco Vinci

Il mostro di Firenze e la pista sarda: i carabinieri riesumano i resti di Francesco Vinci Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


Nel 1982 l’uomo fu accusato di essere il serial killer autore degli otto duplici omicidi commessi fra il '68 e l'85. Poi fu scagionato

Intorno alle 7,30 di oggi, venerdì 27 settembre, al cimitero di Montelupo, sono arrivate le due pm. I carabinieri hanno riesumato i resti di Francesco Vinci, per procedere con l'autopsia che ne accerterà l’identità. Si apre una nuova pagina della storia infinita sul giallo del Mostro di Firenze, uno dei casi di cronaca più oscuri del nostro paese che dura ormai da più di 50 anni. Ma chi è Francesco Vinci e com’è entrato in questa vicenda?


MOSTRO DI FIRENZE, LA PISTA SARDA

L’uomo, nato nel 1943, fu uno degli indagati della cosiddetta ‘pista sarda', denominata così dai cronisti dell’epoca perché vide coinvolte solo persone provenienti dalla Sardegna. Vinci entrò nell'inchiesta in quanto era stato amante di Barbara Locci, la casalinga uccisa con il siciliano Antonio Lo Bianco nel delitto del 1968 a Castelletti di Signa. Quello fu il primo delitto attribuito alla serie del mostro per via della medesima pistola, la Beretta calibro 22 che tornerà, come una firma, anche per tutti gli altri omicidi. Vinci fu accusato dal marito di Locci, Stefano Mele, a sua volta già condannato, di essere l'autore del duplice omicidio del 1968.

Secondo ciò che si pensava al tempo, Francesco Vinci aveva agito per motivi di gelosia verso Locci, ma la modalità e il fatto che potesse possedere una pistola alimentò sospetti investigativi su di lui anche per altri quattro successivi assassinii di coppie. L’uomo venne quindi arrestato e incarcerato nel 1982 come sospettato di essere l'autore dei delitti delle coppiette, ma fu poi scagionato e rimesso in libertà dopo i delitti dei ragazzi tedeschi a Giogoli del 1983 e quello di Vicchio nel luglio del 1984, avvenuti proprio mentre lui era in cella.

Nel 1993 Vinci fu trovato assassinato, insieme con un amico, Angelo Vargiu, in una pineta nei pressi di Chianni. I corpi erano stati rinchiusi nel bagagliaio di una Volvo data alle fiamme. Venne però escluso un collegamento con la vicenda del Mostro e l‘inchiesta si chiuse nel 1989 con un nulla di fatto. Ma oggi tutto viene messo in discussione e la pista sarda si riapre.


VINCI, LA RIESUMAZIONE DEI RESTI

Non solo i familiari ma anche la Procura vuole avere la certezza che i resti rinvenuti sulla Volvo siano proprio quelli di Francesco Vinci. Per questo l’urna è stata portata all’istituto di medicina legale di Firenze. I carabinieri hanno recuperato nel cimitero di Montelupo Fiorentino l’urna contenente le ossa del sardo di Villacidro (Cagliari), trovato morto nel bagagliaio di una Volvo 240 nelle campagne di Chianni. Davide Cannella, il criminologo e investigatore privato che sta seguendo i familiari di Vinci, ha parlato con Fanpage.it e dato aggiornamenti sul caso.

"La Procura ha notato che dall'autopsia eseguita all'epoca sono emerse cose che non quadrano. – ha spiegato Cannella – Sembra che chi ha ucciso Vinci e Vargiu, abbia fatto in modo che non ci fosse la possibilità di poterlo riconoscere. Il cadavere infatti sarebbe stato trovato privo delle mani. Vinci venne riconosciuto dalla fede e da un orologio, "ma chiunque avrebbe potuto buttarli nella macchina. In più manca il proiettile di cui abbiamo già parlato", ha osservato il criminologo.



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