Il Nobel per la Pace assegnato al World Food Programme per la lotta contro la fame nel mondo
09 ottobre 2020, ore 18:38
Sono state quindi smentite ancora una volta le previsioni della vigilia che vedevano tra i candidati più accreditati l'attivista green Greta Thunberg e l'Organizzazione mondiale della sanità, oltre all'oppositore russo Alexei Navalny e ad un improbabile Donald Trump
A sorpresa il Nobel per la Pace 2020 è andato al World Food Programme "per i suoi sforzi nel combattere la fame, per il suo contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti e per la sua azione nel guidare gli sforzi per prevenire l'uso della fame come arma di guerra". Una scelta sulla quale ha pesato anche la pandemia da coronavirus che, assieme ai conflitti in corso nei teatri più poveri del pianeta, "ha portato ad un drammatico aumento del numero di persone che vivono sull'orlo della fame".
Il World Food Programme e gli sforzi per combattere la fame nel mondo
Di fronte a questo mix micidiale, ha spiegato la presidente del Comitato per il Nobel Berit Reiss-Andersen, "il Wfp ha dimostrato un'impressionante capacità di intensificare i propri sforzi". Sono state quindi smentite ancora una volta le previsioni della vigilia che vedevano tra i candidati più accreditati l'attivista green Greta Thunberg e l'Organizzazione mondiale della sanità, oltre all'oppositore russo Alexei Navalny e ad un improbabile Donald Trump.
Il direttore del Wfp: "Sono senza parole per la prima volta nella mia vita"
"Sono senza parole per la prima volta nella mia vita", ha commentato a caldo il direttore esecutivo del Wfp, l'americano David Beasley, commosso ma forse anche con un pizzico di compiacimento per la decisione del Comitato che non si è fatto influenzare dal circo mediatico alimentato dalle manifestazioni oceaniche pre Covid di Greta o dall'attenzione spasmodica del mondo, in piena crisi pandemica, verso le quotidiane conferenze stampa di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. Ringraziando il Comitato, il Wfp - che ha sede a Roma - ha sottolineato in un tweet che il Nobel "è un potente promemoria per il mondo che la pace e #famezero vanno di pari passo". Il premio "è un riconoscimento del lavoro dello staff del Wfp che mette le proprie vite in prima linea ogni giorno per portare cibo e assistenza a più di 100 milioni di bambini, donne e uomini affamati in tutto il mondo", ha spiegato ancora Reiss-Andersen testimoniando il valore che il Comitato ha attribuito all'aiuto concreto di fronte al "drammatico aumento del numero di persone che vivono sull'orlo della fame" in Paesi come Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, dove la combinazione di conflitto e pandemia ha portato a situazioni limite.
Una persona su nove nel mondo non mangia ancora a sufficienza
Anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres si è detto ovviamente "lieto" per l'assegnazione del Nobel al Wfp, "primo soccorritore mondiale in prima linea contro l'insicurezza alimentare". I dati in effetti sono da capogiro. Una persona su 9 nel mondo non mangia ancora a sufficienza e ogni giorno 5 mila camion, 20 navi e 92 aerei del Wfp si muovono per fornire cibo e assistenza a chi ne ha più bisogno, con due terzi degli interventi in Paesi colpiti da conflitti. Ogni anno vengono distribuiti 15 miliardi di razioni alimentari, ricorda l'Agenzia, sottolineando che l'assistenza alimentare è decisiva per spezzare la spirale di fame e povertà ma anche che l'obiettivo di raggiungere la sicurezza alimentare entro il 2030 è ancora lontano.