Il numero uno di Twitter Jack Dorsey sulla decisione di bloccare Donald Trump, giusta, ma pericolosa
15 gennaio 2021, ore 10:00 , agg. alle 15:12
Twitter era la piattaforma prediletta di Donald Trump, aveva 88 milioni di follower, Google e Facebook, e anche Snapchat l'avevano preceduta nel bloccare gli account di Trump
Nei giorni successivi all'assalto al Campidoglio, Big Tech si è affrettata a bloccare Trump
Lo hanno fatto Facebook e Google. Lo ha fatto Snapchat, l'ultima in ordine temporale ad agire. E lo ha fatto anche Twitter, la piattaforma preferita del presidente, che vantava 88 milioni di follower. "Ritengo che lo stop fosse la decisione giusta per Twitter", ha detto Dorsey che, secondo indiscrezioni, si è video collegato con la società dalla Polinesia francese, dove era in vacanza, per prendere la decisione. "Ma non festeggio e non sono orgoglioso del nostro divieto a @realDonaldTrump, o di come ci siamo arrivati", ha spiegato ancora, precisando che la scelta è stata fatta sulla base delle "circostanze senza precedenti che ci hanno costretto a concentrare le nostre azioni sulla sicurezza pubblica". Detto questo, ha continuato Dorsey, la decisione di sospendere gli account "ha ramificazioni reali e significative. Anche se ci sono chiaramente eccezioni, ritengo che lo stop sia un fallimento" nell'obiettivo di "promuovere una conversazione salutare".
Questo tipo di decisioni, ha ammesso il numero uno di Twitter, "frammentano la conversazione pubblica"
Ci dividono e fissano un precedente che ritengo pericoloso: il potere che un singolo o una società ha su una parte della conversazione pubblica globale". Finora questo potere è stato bilanciato dal fatto che "chi non è d'accordo con le nostre regole e su come le attuiamo" ha avuto la possibilità di spostarsi su un altro servizio. La scorsa settimana però molti altri provider "hanno deciso di non ospitare più quello che ritenevano un pericolo". Pur non ritenendo che si sia trattato di "un'azione coordinata", Dorsey ha constatato che "in un momento come quello attuale" la dinamica che si è verificata può essere spiegabile. Ma, ha avvertito, "nel lungo termine può essere distruttiva per il nobile proposito e per gli ideali di un internet aperto".