Il Papa tra i profughi di Lesbo, chiusure e nazionalismi portano a esiti disastrosi

Il Papa tra i profughi di Lesbo, chiusure e nazionalismi portano a esiti disastrosi

Il Papa tra i profughi di Lesbo, chiusure e nazionalismi portano a esiti disastrosi


Il Pontefice è tornato ad Atene dopo aver visitato per la seconda volta il centro profughi sull'isola di Lesbo. Appello contro i nazionalisti, gli egoismi, i muri. Il Pontefice invita a imparare dalla storia

IL PAPA TRA GLI ULTIMI

Non sono più i tempi della poetessa Saffo. Lesbo non è più l’isola dell’amore, ma simbolo della sofferenza di profughi e migranti, in lista d’attesa prima di cercare fortuna in un mondo che presumono migliore. Prima di recarsi ad Atene nel penultimo giorno del suo viaggio pastorale, il Papa ha visitato il campo profughi di Lesbo. C’era già stato il 16 aprile 2016, cinque anni dopo Bergoglio ha voluto far sentire ancora la sua vicinanza. Fuori dal protocollo, il Pontefice si è a lungo intrattenuto con diversi profughi, stringendo mani, dispensando sorrisi, accarezzando bambini. Il Papa ha aperto il suo intervento con queste accorate parole: “Sorelle, fratelli, sono nuovamente qui per incontrarvi. Sono qui per dirvi che vi sono vicino. Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime”.


NO ALLE POLITICHE NAZIONALISTE

L’affondo più significativo il Papa lo riserva a chi non vuole farsi carico dei problemi di chi è più debole, a chi vuole alzare muri, a chi fa politica instillando paure. Questa la critica di Francesco alle destre nazionaliste: “ Chiusure e nazionalismi portano a conseguenze disastrose, lo insegna la storia. E' un'illusione pensare che basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta. Il futuro ci metterà ancora più a contatto gli uni con gli altri. Per volgerlo al bene non servono azioni unilaterali, ma politiche di ampio respiro. La storia, ripeto, lo insegna, ma non lo abbiamo ancora imparato. Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, - ha ammonito il Pontefice-  non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso che qualcuno è costretto a sobbarcarsi. I vostri volti, i vostri occhi ci chiedono di non girarci dall'altra parte, di non rinnegare l'umanità che ci accomuna, di fare nostre le vostre storie e di non dimenticare i vostri drammi. Superiamo l’indifferenza che uccide e il cinico disinteresse. Basta usare le persone povere per propaganda politica, è facile trascinare l'opinione pubblica instillando la paura dell'altro; perché invece, con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio?".



GRAZIE ALLA GRECIA

Il Papa ha voluto ringraziare per la generosità il popolo greco, che peraltro pochi anni fa ha dovuto affrontare una delle più severe crisi economiche del mondo occidentale. “Sono grato al popolo greco - ha detto Francesco - per l' accoglienza, è un problema, e tante volte non trova cammini di uscita per la povera gente per andare altrove. Grazie fratelli e sorelle per questa generosità”. Tornato ad Atene, il Papa ha celebrato Messa. Al termine ha ricevuto dal sindaco di Atene una alta onorificenza. Domani ultima giornata del viaggio apostolico in Grecia, prima di sera il ritorno nella Città del Vaticano.


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