Il silenzio assordante di Gaza. A 24 ore dall'inizio della tregua arrivano frutta, verdura e assenza di rumore
20 gennaio 2025, ore 11:00
Miglia di sfollati in viaggio verso il sud della Striscia, nella speranza di ritrovare qualcosa della loro vita passata. L'Onu ha stimato che ci vorranno 40 miliardi per la ricostruzione e 14 anni per rimuovere le macerie.
Suoni, ronzii, esplosioni, urla. La paura fa rumore, e nella Striscia di Gaza negli ultimi 471 giorni di paura ce n’è stata tantissima. La normalizzazione della sensazione di terrore è il contraltare al silenzio che fa male alle orecchie di chi l’ascolta, tanto se ne è persa l’abitudine.
IL VIAGGIO
Migliaia di sfollati stanno rientrando nelle loro case dopo l’inizio della tregua. Consapevoli che la pace è temporanea, i gazawi tornano nelle loro città, che hanno dovuto abbandonare per le incursioni e bombardamenti israeliani. Circa 2 milioni di evacuati viaggiano su mezzi di fortuna come carretti trainati da animali, camioncini e pick up sui quali è caricato tutto quello che hanno potuto salvare delle loro precedenti vite. Un uomo trasporta un generatore di energia, ma non troverà dove attaccarlo: il sud è per lo più un cumulo di macerie. Le case, le scuole, gli ospedali, le moschee sono stati polverizzati. Le Nazioni Unite calcolano che l’85% degli edifici è stato danneggiato o distrutto, è stato stimato che per la ricostruzione ci vorranno 40 miliardi di dollari. L’Onu ha calcolato che ci vorranno 14 anni per rimuovere tutte le macerie, che si quantificano in 50 milioni di tonnellate di detriti. Sarà necessario anche bonificare vaste aree a causa delle migliaia di tonnellate di ordigni inesplosi, le stime sono dell’Autorità per la qualità ambientale della Palestina.
LA TESTIMONIANZA
Il Parroco della Sacra Famiglia, don Romanelli, unica chiesa cattolica della Striscia, ha raccontato del silenzio. L'assenza dei bombardamenti e dei droni, oltre all’arrivo dei primi camion umanitari, hanno cambiato lo scenario, sono le novità più concrete con l'inizio della tregua. Padre Romanelli ha anche riferito che ieri sera alle 8 (le 7 in Italia) puntualmente è anche arrivata la telefonata di Papa Francesco. "Ci ha detto: sono contento che la pace a Gaza sta arrivando", ha detto il missionario argentino. "La gente è contenta anche se sa che la tregua non è ancora la pace" ma "speriamo che sia l'inizio di un cammino di pace e di una fase nuova in Terra Santa e di riconciliazione e giustizia tra palestinesi e israeliani", ha ribadito Romanelli.
IL SILENZIO ASSORDANTE
Tra le novità "un silenzio assordante", "assordante perché ti fa pensare". "Non c'era alcun rumore di spari, armi e non c'erano nemmeno droni". "Questo silenzio è assordante perché attira l'attenzione” ha riflettuto il missionario. E poi anche l'arrivo sulla tavola di frutta e verdura: "I prezzi sono ancora alle stelle ma ieri, come ogni domenica, abbiamo voluto fare un pranzo speciale". La frutta e la verdura sono arrivate grazie alle donazioni del Patriarcato latino di Gerusalemme ma "ci sono molti carichi di aiuti al confine e del cibo è già andato a male. Quindi alcuni giovani stanno facendo la selezione per distribuirlo alle famiglie della parrocchia e nei quartieri più poveri di Gaza City".
CHI GOVERNERA’ DOPO
Il nodo più complicato da sciogliere sarà l’amministrazione della Striscia dopo il conflitto. Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahomoud Abbas detto Abu Mazen lo ripete da mesi “tocca a noi governare la Striscia. Siamo pronti ad assumerci la responsabilità”. Ma ha replicato il ministro degli esteri israeliano, Gideon Sa’ar, che si è detto convinto che l’ANP non sia in grado di controllare la Striscia, “ha già problemi ha controllare il suo territorio in Cisgiordania”, ha aggiunto. Poi ha proposto una prima fase guidata da un comitato internazionale con la presenza degli Stati arabi moderati e di componenti palestinesi, “ma per ora il discorso è prematuro” ha chiosato il ministro. Forse è davvero troppo prematuro parlare di pace, mentre il Primo Ministro Netanyahu minaccia di riprendere a bombardare se se le tappe successive del patto dovessero essere infruttuose. a Gaza si vive sospesi, e si assapora la pace, per quanto temporanea, del silenzio.