18 marzo 2021, ore 12:00 , agg. alle 12:46
Camillo Bertocchi, nel primo giorno dedicato alle vittime del Covid, racconta il senso di impotenza, la solitudine: “Non avevamo informazioni, anche noi sindaci, che in teoria dovremmo orientare i cittadini, eravamo impotenti. Non si capiva cosa stesse succedendo, poi la foto delle bare trasportate dall'esercito"
Paesi come Nembro, Alzano Lombardo e Seriate, non li conoscevano tutti. Sono entrati nella memoria collettiva dopo il 20 febbraio, dopo il paziente uno a Codogno, dopo i primi morti. Dentro la pandemia. E dopo quelle immagini: le bare dei morti che avanzano lungo le strade di Bergamo trasportate dai camion dell’esercito. Un anno dopo quelle foto, paesi di 13mila anime come Alzano Lombardo, non guardano avanti ma indietro. E’ la prima giornata nazionale dedicata alle 103mila vite strappate dal Covid. “E no – dice Camillo Bertocchi, il sindaco di quel paese della bergamasca che sarebbe stato poi travolto dalle polemiche sulla mancata chiusura dell’ospedale – non c’è altra foto che rappresenti meglio quel dramma che abbiamo vissuto. I cimiteri erano saturi, in quei giorni di un anno fa, non c’era più posto nei forni crematori. In quell’immagine, insieme a quelle vite spezzate, c’è anche la sconfitta di una società che ha dimenticato tutto”.
Il sindaco di Alzano: "Ricordo le chiamate dei parenti: chiedevano l'ossigeno per i loro cari, ma l'ossigeno non c'era"
Il ricordo più nitido di quando ci furono i primi morti, è il senso di impotenza, la solitudine. “Non avevamo informazioni - dice Bertocchi -, anche noi sindaci, che in teoria dovremmo orientare i cittadini, eravamo impotenti. Non si capiva cosa stesse succedendo, ci sembrava surreale che nel 2020 non ci fossero dispositivi di protezione individuali e l’ossigeno per i nostri cittadini”. C’è un’immagine, nella mente del sindaco Bertocchi, che non se ne va: “Le chiamate dei parenti dei primi malati. Chiamavano per chiedere l’ossigeno per i loro cari, ma l’ossigeno non c’era”.
Stasera il silenzio per ricordare le vittime, poi le note di "Rinascerò, rinascerai"
Stasera, nel parco centrale di Alzano, a Parco Montecchio, calerà il silenzio per ricordare i morti. “L’inizio sarà segnato da un botto, poi il suono delle campane e l’accensione dei lumi. Leggeremo poesie e tutti i campanili suoneranno per richiamare l’attenzione alla necessità di ripartire”. I bergamaschi lo sanno, cos'è accaduto in quei giorni. Ci ripensano oggi, dopo un anno. Ripercorrono i ricordi ascoltando “Rinascerò, Rinascerai” di Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio, che a marzo era diventato un inno di quelle città martoriate. Lo dice il sindaco: “Faremo come nelle parole di quella canzone”. Rinascere: “E noi, anche noi, rinasceremo”.