Il treno dei bambini, la recensione del film di Cristina Comencini su Netflix

Il treno dei bambini, la recensione del film di Cristina Comencini su Netflix

Il treno dei bambini, la recensione del film di Cristina Comencini su Netflix Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


La pellicola racconta la storia dei treni che da sud andavano a nord carichi di bambini in cerca di speranze

Dopo essere passata fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024, Cristina Comencini sbarca su Netflix con “Il treno dei bambini”, film che vede nel cast le attrici Serena Rossi e Barbara Ronchi, assieme a Stefano Accorsi. La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Viola Ardone.


IL TRENO DEI BAMBINI, LA TRAMA

1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre Antonietta. Il suo mondo, fatto di strada e povertà, però sta per cambiare. A bordo di uno dei “treni della felicità” passerà l’inverno al nord, dove una giovane donna, Derna, lo accoglierà e si prenderà cura di lui. Accanto a lei Amerigo acquista una consapevolezza che lo porta ad una scelta dolorosa che cambierà per sempre la sua vita. Gli serviranno molti anni per scoprire la verità: chi ti ama non ti trattiene, ma ti lascia andare. Il libro di Viola Ardone ha rivelato a molti una storia dimenticata del nostro dopoguerra. Decine di migliaia di bambini poverissimi di Napoli, ma anche di altre città del centro sud, furono accolti da famiglie contadine emiliane. Un viaggio epico, organizzato dall’Unione Donne Italiane, che racconta un’Italia impegnata nello slancio solidale. Allo stesso tempo il libro narra, attraverso la storia del bambino Amerigo e delle sue due madri, le fratture nella vita dei singoli che restano insanabili dopo le guerre. “Sono sempre stata interessata alle storie personali che si svolgono in una Storia più grande” - ha affermato la regista Cristina Comencini - “Mi è sembrato inoltre di raccontare una vicenda passata ma attualissima: il biennio 1945-1947, in cui si organizzarono i treni dei bambini, è un periodo in cui sembrava possibile un Paese unito.”


IL TRENO DEI BAMBINI, LA RECENSIONE

Luigi Comencini è passato alla storia per essere stato uno tra i più bravi registi a dirigere i bambini sul grande schermo; non a caso una delle cose più riuscite del suo adattamento di “Pinocchio”, lo sceneggiato televisivo con Nino Manfredi, era proprio la straordinaria interpretazione del piccolo Andrea Balestri. Incredibile come un talento simile nel gestire in scena i piccoli interpreti lo abbia assimilato anche la figlia, Cristina Comencini. La forza de “Il treno dei bambini” risiede soprattutto nella straordinaria disinvoltura con la quale i bambini si muovono nel racconto tessuto dalla regista. Sono così veri, naturali ed empatici da lasciare senza fiato. Ma la pellicola è anche molto di più. È così aggraziata e poetica ma anche realistica e drammatica, così fiabesca ma anche così impregnata dal sudore e dalla sporcizia della miseria e della povertà. Come nella migliore tradizione della nostra commedia, che la Comencini ha sempre utilizzato nel suo cinema , si ride e si piange, con tenerezza e umanità. Forse mai come in questo film, l’Italia, rappresentata tramite i dialetti e anche le province, risulta unita e coesa nell'affrontare alcuni problemi, e allo stesso tempo così piena di contraddizioni e divergenze. Uno spaccato molto profondo e per nulla banale su cui riflettere tanto.

Giganteggia sopra ogni cosa Serena Rossi che si mangia letteralmente il film. Il suo personaggio sembra ricalcare gli stilemi tipici delle interpretazioni storiche di Sophia Loren, ma non solo per la napoletanità con la quale si esprime, ma anche nella forza e nella passione che sfoggia in ogni momento. L’unica pecca del film è di non trovare posto sul grande schermo e finire direttamente nel calderone del catalogo streaming. Il cinema sarebbe stato il luogo perfetto per ospitare una storia così carica di forza e passione, che vanta una messa in scena molto curata e raffinata.


CRISTINA E FRANCESCA, IL CINEMA NEL SEGNO DELLE COMENCINI

Ottima annata per le sorelle Comencini che, a distanza di pochi mesi, mettono a segno due film diversi ma così profondamente interessanti. Magnifico anche “Il tempo che ci vuole” di Francesca, la più piccola delle due, che mette in scena una storia intima, privata e raccontata in prima persona, risaltando un certo tipo di cinematografia più contemporanea e personale. Qui invece, ne “Il treno dei bambini”, c’è quello stile più classico e tradizionale, molto più vicino per deformazione di pensiero al cinema di Luigi Comencini, ma che conserva una potenza e una sensibilità veramente notevole. Nota di merito per la maestosità delle musiche, dirette da Nicola Piovani, un vero e proprio asso nella manica.



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