12 ottobre 2022, ore 16:08
Sentenza choc dei giudici abruzzesi: colpevoli le vittime del crollo. Nella notte del terremoto, il 6 aprile del 2009, gli abitanti dello stabile erano rimasti in casa nonostante ci fossero state due scosse forti prima di quella devastante del 6 aprile 2009; annunciato il ricorso in appello da parte dei parenti
Una sentenza che riguarda solo alcune delle vittime del sisma in cui persero la vita 309 persone , e in particolare alcuni dei 24 abitanti di un palazzo in centro nel capoluogo abruzzese, morti in seguito al crollo dello stabile. Secondo il tribunale de L’Aquila, anche le vittime hanno avuto responsabilità nel non aver evitato il peggio, per non aver lasciato cioè le loro abitazioni dopo due scosse di terremoto di forte entità. Nella notte del sei aprile del 2009 a L’Aquila ci furono alle 23 e verso l’una di notte due scosse, prima di quella devastante delle 3.32. I giudici, quindi, hanno valutato il comportamento delle vittime imprudente, individuando una corresponsabilità nell’esito fatale della tragedia pari al 30%, non riconoscendo quindi l'importo complessivo dei risarcimenti richiesti. Il tribunale era stato infatti interpellato dagli eredi delle vittime che avevano chiesto risarcimenti milionari ai Ministeri dell’Interno e dei Trasporti, e al Comune de L’Aquila e alle eredi del costruttore del palazzo crollato, avendo dalla loro perizie che attestavano irregolarità nella realizzazione dell’immobile e mancati controlli in fase di costruzione da parte del Genio civile. Condannati per un 15% i due Ministeri e per un 40% le eredi del costruttore, mentre ha assolto il Comune.
I parenti: i ragazzi erano stati tranquillizzati, potevano restare a casa
A fornire una versione totalmente diversa invece sono i legali dei parenti delle vittime. "La storia è proprio l'opposto, e cioè che questi ragazzi andarono a dormire alle due di notte perché si erano sentiti dire che più 'scossette' c'erano, più energia si scaricava - ha spiegato l'avvocato Maria Grazia Piccinini - la verità è che furono rassicurati". Questa sentenza verrà ora impugnata
L'associazione dei familiari delle vittime: "Né verità, né giustizia, è beffa"
"Si dice che le sentenze non si devono commentare, ma invece io penso che questa sentenza vada commentata: lascia esterrefatti perché è assurdo imputare una concausa alle vittime rimaste in casa quando una sentenza passata in giudicato ha acclarato che la popolazione fu tranquillizzata, e infatti venne condannato l'allora vice capo Dipartimento della Protezione civile". Questo il giudizio di Vincenzo Vittorini dell'associazione ''309 martiri dell'Aquila'' commentando la sentenza del tribunale civile dell'Aquila che ha riconosciuto una corresponsabilità dei ragazzi morti nel terremoto pari al 30% perché incauti a non lasciare la casa dopo la seconda scossa. "E' assurdo, scandaloso", continua Vittorini che nel sisma dell'Aquila ha perso moglie e figlia, sottolineando che "le vicende giudiziarie su quanto accaduto prima del terremoto non hanno portato né verità né giustizia e questo offende tutti". "Si tratta di ragazzi - continua facendo riferimento alle vittime nel crollo al centro della sentenza - che avevano scelto L'Aquila come sede per il loro futuro e questa è una beffa atroce".