12 ottobre 2018, ore 14:14 , agg. alle 14:24
A nove anni dalla morte di Stefano Cucchi, il colpo di scena, con la prima ammissione pubblica del pestaggio di cui sarebbe stato vittima il giovane
Ilaria Cucchi , che non ha mai smesso di combattere la battaglia della verità, in nome del fratello, è intervenuta questa mattina ai microfoni di Non Stop News, su Rtl 102.5, per ribadire che Stefano “è stato violentissimamente pestato, questo era chiaro ai nostri occhi fin dall’ultima volta che lo abbiamo potuto vedere, morto, sul tavolo dell’obitorio. Oggi, quella verità che era chiara a noi è entrata anche nell’aula di giustizia”. In questi anni, ha ricordato Ilaria Cucchi, si è strumentalizzato tante volte la magrezza e la debolezza di mio fratello. “Siamo in un momento terribile per la nostra società e per il nostro paese – ha aggiunto a Rtl 102.5 Ilaria Cucchi – nel quale si è fatto passare il concetto che i diritti umani siano sacrificabili per interessi superiori”. Dopo l’udienza di ieri, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che in passato ha usato parole durissime nei confronti di Ilaria Cucchi, ha invitato tutta la famiglia al Viminale. Ilaria Cucchi ha risposto questa mattina che non incontrerà il ministro, “se non dopo aver ricevuto le scuse da parte di Salvini”. “Stefano è morto da ultimo. Abbiamo una giustizia che ha due pesi e due misure: è forte con i deboli ed è debole con i forti” ha concluso Ilaria Cucchi.
Stefano Cucchi morì il 22 ottobre 2009, durante la custodia cautelare in seguito all’arresto il precedente 15 ottobre, per detenzione e spaccio di stupefacenti. Dopo nove anni di indagini e processi, ieri, durante l’udienza del cosiddetto processo “Cucchi bis”, Francesco Tedesco, uno dei carabinieri imputati per la morte di Stefano, ha presentato una denuncia in cui ricostruisce i fatti di quella notte e chiama in causa due dei colleghi imputati per i presunti, durissimi maltrattamenti, confermando quanto da sempre sostenuto dalla famiglia Cucchi: Stefano sarebbe stato brutalmente pestato. Sarebbe poi morto, per le conseguenze dei colpi subiti.