In Bosnia si rischia una catastrofe umanitaria, migliaia di migranti vagano nei boschi al freddo e senza cibo
In Bosnia si rischia una catastrofe umanitaria, migliaia di migranti vagano nei boschi al freddo e senza cibo
28 dicembre 2020, ore 16:00 , agg. alle 16:47
La denuncia è arrivata da Peter van der Auverart, capo della missione nel Paese dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni
In Bosnia-Erzegovina si rischia una drammatica catastrofe umanitaria. Lo ha denunciato Peter van der Auverart, capo della missione nel Paese balcanico dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Migliaia di migranti abbandonati a se stessi
Circa tremila migranti stanno vagando senza meta e al freddo nel nord-ovest della Bosnia-Erzagovina. In questi giorni, le temperature nella regione sono abbondantemente sotto lo zero. I migranti dormono nei boschi e in ricoveri di fortuna. Mille sono profughi del campo di Lipa, costretti a fuggire perchè la struttura è stata devastata da un incendio, appiccato dagli stessi occupanti per protestare contro la chiusura della tendopoli. Altri duemila, invece, sono in cammino su quella che viene definita la rotta balcanica. Vagano da tempo tentando di passare la frontiera con la Croazia e proseguire il viaggio verso l'Europa Occidentale.
Il campo di Lipa
La chiusura del campo profughi di Lipa, poi dato alle fiamme dagli ospiti, era stata decisa nei giorni scorsi per poter ristrutturare gli edifici e adattarli all'accoglienza anche nel periodo invernale, in modo da farli diventare un centro di accoglienza per profughi stabile. I mille migranti coinvolti sarebbero dovuti essere trasferiti in un altro campo nel centro abitato di Bihac, ma tutto è stato bloccato anche a causa delle pesanti resistenze degli abitanti della zona, che, da mesi, protestano contro la presenza di migranti nelle loro terre. In totale nel Paese in questi giorni ci sono ottomila migranti.
Condizioni disumane
I migranti sono costretti a restare esposti alle temperature rigidissime e non hanno a disposizione scorte di cibo e di acqua. In questa condizioni hanno trascorso anche il giorno di Natale. Negli ultimi mesi sono stati colpiti da una vera e propria campagna di odio da parte della parte xenofoba della popolazione della Bosnia-Erzegovina. Le proteste sono iniziate dapprima in modo pacifico, poi sono state organizzate sistematicamente ogni settimana anche con l'aiuto dei social media e, infine, hanno iniziato a essere anche violente. Sono stati predisposti blocchi stradali per non far passare bus o minivan con a bordo i migranti, Contro i mezzi sono stati più volte gettati anche pietre e bastoni e in alcuni casi sono state appiccate le fiamme. In una grave escalation di violenza, i migranti sono stati attaccati per le strade, minacciati e picchiati. I gruppi xenofobi si sono strutturati, in un Paese, che, a 25 anni dalla fine della guerra, soffre ancora divisioni interne e problemi economici e sociali.
La rotta degli orrori
Come ha denunciato all'inizio di dicembre il quotidiano Avvenire, la rotta balcanica è teatro di sofferenza e vere e proprie torture. L'esercito spesso spinge i cani ad azzannare i migranti e a testimoniarlo ci sono le ferite sui loro corpi. Alcuni uomini poi hanno denunciato di essere stati stuprati e seviziati dalla Polizia con rami raccolti nei boschi. Alcuni sono stati marchiati con spranghe incandescenti. Il quotidiano Avvenire ha mostrato anche le foto dei corpi martoriati da ematomi, cicatrici ed escoriazioni. Immagini raccapriccianti, che è difficile credere siano la testimonianza di qualcosa che accade oggi e non così lontano da noi.