In Libano esplodono walkie talkie e pannelli solari, 14 morti e 450 feriti, Hezbollah minaccia una vendetta sanguinosa
In Libano esplodono walkie talkie e pannelli solari, 14 morti e 450 feriti, Hezbollah minaccia una vendetta sanguinosa Photo Credit: agenziafotogramma.it
18 settembre 2024, ore 20:46
I palestinesi di Hamas hanno accusato Israele per i walkie talkie esplosi in Libano. Venerdì riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu
In Libano per il secondo giorno consecutivo l'esplosione, sincronizzata, di dispositivi wireless, in dotazione ai miliziani di Hezbollah, e anche di pannelli solari, ha provocato almeno 14 morti e 500 feriti. Dopo i cercapersone scoppiati ieri, alla stessa ora, in tutto il Paese, a Damasco e nella Siria orientale, nel pomeriggio di oggi, come ha raccontato anche l'agenzia Ansa, un'altra ondata di deflagrazioni ha sconvolto il Libano. In serata il premier libanese, Najib Mikati, ha dichiarato che il suo governo si sta preparando a possibili scenari di una grande guerra con Israele. In molte città i residenti si sono riversati per strada per manifestare contro quello che è successo. Un'auto dell'Unifil è stata assaltata con lanci di pietre, a Tiro, da un gruppo di civili.
Oggi esplosi walkie talkie e pannelli solari
Walkie talkie militari e strumenti per rilevare le impronte digitali sono detonati in diverse località del Paese, tra cui il distretto di Dahiya, a Beirut, roccaforte del gruppo sciita, e nel Libano meridionale. Le immagini diffuse dai media locali mostrano appartamenti in fiamme dentro condomini, auto bruciate, denso fumo nero, gente che fugge e si dispera. Testimoni hanno riferito di numerose ambulanze che portavano i feriti in ospedale. Altre esplosioni sono state segnalate dai media sauditi in Iraq, nel quartier generale dell'organizzazione terroristica al Hashd al Shaabi, a Mosul, nello stesso momento delle deflagrazioni in Libano. Alla periferia sud di Beirut, esplosioni di dispositivi sono avvenute mentre si svolgevano i funerali di membri di Hezbollah uccisi, ieri, negli attacchi con i cercapersone. In 1.600 sarebbero ancora ricoverati negli ospedali con ferite anche gravi. Cinquecento miliziani hanno perso la vista quando il loro pager è finito in mille pezzi. E anche l'ambasciatore iraniano a Beirut avrebbe perso un occhio e 19 pasdaran sarebbero rimasti uccisi in Siria. Ma gli ayatollah negano. Alla vigilia del discorso pubblico del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il cugino e presidente del Consiglio esecutivo del gruppo, Hashem Safieddine, è stato chiaro: "Questi attacchi saranno sicuramente puniti in modo unico, ci sarà una vendetta sanguinosa", ha detto. Nessuna reazione è arrivata da Israele. Teheran ha accusato l'intero Occidente di "ipocrisia" e Israele di "strage". Mosca ha parlato di "guerra ibrida". Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha avvisato del "grave rischio di drammatica escalation in Libano", con il Consiglio di sicurezza che ha fissato una riunione di emergenza per venerdì. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha escluso che Washington fosse a conoscenza o coinvolta nel cyber-attacco. Un ex funzionario israeliano ha spiegato che i servizi avevano pianificato di usare i cercapersone, con trappole esplosive, come colpo di apertura in guerra per paralizzare i combattenti di Nasrallah.