In un'epoca di incertezza, il culto della mediocrità sembra prevalere sia in Italia sia nel resto del mondo
08 aprile 2020, ore 14:00
agg. 28 marzo 2023, ore 18:12
Durante la pandemia da coronavirus, la fede incrollabile nella scienza sembra aver lasciato posto a molti dubbi
Assistiamo, nel mondo, non solo in Italia, al prevalere della “mediocrità”. Anzi, ad un vero culto. Giovanni Andrea Fava, psichiatra e inventore della cosiddetta “Terapia del benessere”, professore della Clinica di Psichiatria della State University di New York a Buffalo e direttore della rivista Psychoterapy and Psychosomatics, nonché autore di una fortunata rubrica su una importante rivista tedesca, “La penna di Fava”, ne ha fatto oggetto di uno studio che ha suscitato molte reazioni e inevitabili polemiche.
Dalla scienza allo scientismo
Siamo passati da una fede assoluta, ad esempio, verso la scienza, fino quasi a sfiorare un pericoloso “scientismo”, ad un dubbio di fatto quotidiano che ci assilla ad ogni articolo, conferenza stampa, intervista, degli scienziati cui demandiamo oggi le future scelte decisionali della nostra vita quotidiana. Per un premier inglese che “stringeva mani ai portatori di coronavirus”, oggi ricoverato in ospedale a causa proprio del contagio con Covid 19, abbiamo alcuni scienziati che hanno detto tutto e il contrario di tutto in meno di dieci giorni. “E’ poco più che una normale influenza”, le misure prese una follia collettiva, pontificava una virologa smentita poi dai dati del suo stesso ben noto ospedale e dal suo stesso primario.
Il culto della mediocrità
L’editoriale di Giovanni Fava, anni prima rispetto a quanto stiamo dolorosamente assistendo, entrava a piedi uniti nel mondo della ricerca e nei corridoi delle università. Profetiche le sue osservazioni: “La ricerca biomedica europea fatica a confrontarsi con la ricerca degli altri paesi, Stati Uniti in testa; un fenomeno di solito attribuito alla carenza di fondi. Ma forse c’è anche uno svantaggio generato dal controllo operato da specifici gruppi di interesse, timorosi nei confronti dei meriti scientifici dei ricercatori più bravi e culturalmente indipendenti. In Europa questi gruppi di interesse tendono a controllare il meccanismo delle promozioni accademiche e si sentono minacciati dai ricercatori di talento e indipendenti che potrebbero smascherare le loro inadeguatezze scientifiche”. Un vero culto generalizzato della mediocrità che oggi, ahinoi, scontiamo sulla nostra pelle. Un culto della mediocrità, un via libera al mediocre di turno, che affligge non solo il mondo accademico ma che sembra trovare ampio spazio, senza fare del facile populismo, soprattutto nell’ambito della politica, quindi dei decisori, chiamati oggi in tutto il mondo a scelte coraggiose e talvolta impopolari, ma necessarie.
Leader all'altezza?
Nonostante l’approvvigionamento al vocabolario dei Grandi della Terra, vedi “l’ora più buia” di Churchill, non abbiamo percepito grandi capacità di affrontare una sfida epocale come quella cui stiamo assistendo. Non solo, come sarebbe facile denunciare, nel nostro Paese ma direi in tutto il mondo. Trump, capo di una super potenza in grado con una valigetta di dare il via all’Apocalisse nucleare, ancora oggi si cincischia con le mascherine e mette a nudo come anni di mostruosi investimenti miliardari in armamenti siano del tutto inoffensivi a fronte di un virus che a fatica si vede con un potente microscopio. Perfino il Santo Padre, con tutto il rispetto, ha bisogno per arrivare al cuore dei mediocri, tutti noi, per carità, di utilizzare l’immagine formidabile di un suo Santo predecessore, Giovanni XXIII, con la carezza in San Pietro, nel 1962, ai bambini da parte del Papa. Quando avremo sconfitto il virus qualcuno dirà: Alea acta est, il dado è tratto. Straordinaria sintesi di un uomo, Giulio Cesare, ucciso a tradimento da un gruppo di mediocri.