18 ottobre 2021, ore 15:22
Secondo i Pm alcune mascherine sono pericolose per la salute. L’inchiesta coinvolge anche l’intermediario Mario Benotti e altre persone. Sequestrati beni per 70 milioni di euro
L'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri, è indagato dalla Procura di Roma nell'ambito dell’inchiesta sulla fornitura di mascherine di provenienza cinese che coinvolge anche tra gli altri il giornalista Rai in aspettativa, Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. Arcuri è accusato di peculato e abuso d'ufficio. L'ex commissario straordinario, che è stato interrogato sabato scorso è stato iscritto anche per il reato di corruzione, ma per questo i Pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno chiesto l'archiviazione.
Un comitato d’affari
Secondo la Procura durante la prima fase della pandemia era stato costituito un vero e proprio comitato d’affari, un “sodalizio” di cui facevano parte alcuni “freelance improvvisati desiderosi soltanto di speculare sull’epidemia, ma anche capaci di interloquire e di condizionare le scelte della Pubblica amministrazione a tutti i livelli”. Sempre secondo le accuse della procura, chi ha partecipato a questo gruppo ha ottenuto indebite provvigioni per 72 milioni di euro. Nel frattempo il Gip ha sequestrato preventivamente beni mobili e immobili per circa 70 milioni di euro nei confronti di sette degli indagati. Sono stati bloccati alcuni conti correnti intestati a persone e a società, ma anche diverse case, una barca del valore di 770.000 euro, una moto Harley Davidson da 500.000 euro, oltre a orologi di lusso Rolex, Daytona e di altre marche.
Il sequestro delle mascherine
800 milioni di mascherine erano state sequestrate dalla Guardia di Finanza, su disposizione della Procura. Il materiale, tutto di provenienza cinese, non era conforme, secondo quanto è emerso dalle indagini. Il sequestro è avvenuto anche, tra l'altro, presso la struttura commissariale nazionale e alcune di quelle regionali. Per l’acquisto delle mascherine, Domenico Arcuri aveva effettuato affidamenti pari a 1,25 miliardi di euro a favore di tre consorzi cinesi produttori dei dispositivi, mentre l’acquisto era stato portato a termine grazie all’intermediazione di alcune imprese italiane che per questo compito avevano percepito commissioni milionarie.