09 ottobre 2022, ore 15:40
Oggi è la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. I dati Inail fanno rabbrividire: nei primi otto mesi del 2022 ci sono stati 677 morti sul luogo di lavoro, un dato che è in discesa rispetto al 2021, quando furono 772. Mattarella: inaccettabile
Gli incidenti mortali sul lavoro in Italia, nei primi 8 mesi dell'anno, sono stati 677, con una media di quasi tre vittime al giorno. Rispetto al medesimo periodo del 2021, quando le vittime furono 772, si registra un sensibile calo del 12,3%.
La Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul Lavoro
I dati dell' Inail sono stati diffusi dall'Anmil, a Fiume Veneto (Pordenone), in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. In totale, gli infortuni denunciati nel periodo gennaio-agosto sono 484.561 (cioe' 2.019 al giorno), con un aumento del 38,7% rispetto ai 349.449 dei primi otto mesi del 2021. Le malattie professionali sono state 39.367 (+7,9%) Nei primi otto mesi del 2022 la situazione delle morti sul lavoro, sulla scia della forte diminuzione dei casi da Covid, si sta è ritirata su valori più contenuti ma negli ultimi cinque anni il numero delle vittime è cresciuto del 15,5% dalle 1.178 del 2017 alle 1.361 dello scorso anno, passando per il picco di 1.684 morti del 2020, un valore che nel nostro Paese non si registrava addirittura dagli anni '80.
Il settore edilizio quello più letale
I dati del 2021 confermano il settore delle Costruzioni come quello con maggiori morti sul lavoro - 196 persone decedute, il 14,4% del totale - in Italia seguite dal settore Trasporti (179 casi e 13,2%) e in Agricoltura (139 casi e 10,2%). Purtroppo si tratta di una conferma, da studi recentemente elaborati da esperti Inail emerge come nelle Costruzioni almeno il 60% delle morti e' causato da cadute dall'alto (tetti, ponteggi, impalcature,..), mentre nell'Agricoltura circa il 50% dei decessi deriva dal ribaltamento del trattore (si tratta ancora di macchinari spesso obsoleti e privi di dispositivi di protezione).
Effetto Covid nel biennio 20202/2021
Nel 2020 la pandemia da Covid, con i vari blocchi e rallentamenti delle attività che hanno riguardato praticamente tutte i settori produttivi, ha comportato una drastica riduzione sia degli occupati e del monte ore lavorate che, di conseguenza, degli infortuni sul lavoro che sono diminuiti di oltre 70.000 casi attestandosi su circa 572.000 unità per scendere ulteriormente a circa 564.000 nel 2021. L'"effetto benefico" della pandemia sugli infortuni lavorativi sarebbe stato ancora piu' consistente se non fosse stato compensato dall'ingresso di una nuova forma di infortuni: quelli da infezione da Covid in ambito lavorativo che il D.L. 18/2020 ha equiparato agli infortuni lavorativi. Nel biennio 2020/2021 sono stati denunciati all'Inail quasi 200.000 infortuni da Covid, di cui i 2/3 (circa 150.000) solo nel 2000, anno di maggiore virulenza della pandemia
Infortuni nel settore della Sanità
Accanto ai settori che tradizionalmente registrano un maggior numero di infortuni nel 2021 vedono crescere nella graduatoria il settore della Sanita' che si piazza al primo posto con 53.000 infortuni pari al 9,4% del totale. Si tratta naturalmente delle conseguenze della pandemia che hanno stravolto questo settore, sia direttamente attraverso le numerose denunce di infortunio da Covid da parte di operatori sanitari in continuo e stretto contatto con persone contagiate, sia indirettamente a causa delle critiche condizioni di lavoro, con stress e ritmi di lavoro sempre piu' pressanti che hanno favorito la crescita anche dei tradizionali infortuni (cadute, scivolamenti, traumi da sollevamento pesi e pazienti)Il monito del Presidente della Repubblica, Mattarella
Nel messaggio del Presidente della Repubblica un duro richiamo alla necessità di tutelare i lavoratori: "Lavorare non può significare porre a rischio la propria vita" ,ha scritto il Capo dello Stato, "Ecco perché la Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro è occasione preziosa per richiamare l'attenzione su un fenomeno inaccettabile in un Paese moderno che ha posto il lavoro a fondamento della vita democratica. L'affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro, primo quello alla vita, oltre che essere un termometro della vita civile, è un generatore di valore per la società, per i lavoratori, per le imprese".