Inside Out 2, la recensione del nuovo film d'animazione della Pixar
20 giugno 2024, ore 19:00
In cinque giorni la pellicola animata ha già messo nel sacco quasi 400 milioni di dollari in tutto il mondo
Non sono stati anni facili per la Pixar. Prima la pandemia che ha costretto lo studio di Emeryville a far uscire i suoi film in streaming disertando la sala. Poi il sonoro flop al botteghino di “Lightyear” (200 milioni di incasso) fino a “Elemental” lo scorso anno che dopo una partenza sottotono, con grande fatica è riuscito a raggiungere un risultato accettabile (500 milioni). Insomma, la leadership incontrastata dell'animazione che per anni è stata ad appannaggio della sussidiaria della Disney, ha attraversato una crisi profonda. Quantomeno dal punto di vista finanziario. Ma ecco che è arrivato il riscatto. Inside Out 2 sta letteralmente riabilitando il buon nome della Pixar, incassando cifre clamorose in tutto il mondo. In cinque giorni la pellicola animata ha già messo nel sacco quasi 400 milioni di dollari in tutto il mondo. In Nord America ha già praticamente superato l'incasso totale di “Elemental” e in Italia, nella giornata di ieri, ha conquistato il miglior esordio dal 2020 ad oggi. Un fenomeno inarrestabile che con tutta probabilità porterà la pellicola animata a raggiungere e sfondare il muro del miliardo di dollari in tutto il mondo. Sarebbe il primo lungometraggio (e per alcuni anche l’unico) a racimolare tale somma.
LA TRAMA IN BREVE
Inside Out 2 parla di cambiamento e di crescita, ma soprattutto, getta la nostra protagonista nel periodo della pubertà e della preadolescenza. Riley sta per iniziare il liceo ed è alle prese con una serie di nuove Emozioni. Gioia, Tristezza , Rabbia, Paura e Disgusto, che a detta di tutti gestiscono da tempo un'attività di successo, non sanno come comportarsi quando arriva Ansia (Maya Hawke), destinata a stravolgere tutto nel quartier generale e non solo. Una carica di energia frenetica, Ansia si assicura con entusiasmo che Riley sia preparata per ogni possibile insuccesso. E sembra che non sia sola. A lei si aggiungono, infatti, Invidia, che sarà anche piccola ma sa bene cosa vuole. È perennemente gelosa di tutto ciò che hanno gli altri e non ha paura di disperarsi per questo. Ennui, annoiata e apatica è solita alzare gli occhi al cielo e aggiunge la perfetta dose di indifferenza adolescenziale alla personalità di Riley, quando ne ha voglia. E infine Imbarazzo, a cui piace stare in disparte, il che non è facile per questo tipo robusto dalla carnagione rosa acceso.
SENZA BRILLARE TROPPO, LA PIXAR FA CENTRO
“Inside Out 2” segue pedissequamente lo schema narrativo del primo film ma perdendo un pò quella brillantezza e quella profondità che aveva contraddistinto la pellicola originale. Il sequel prova con tutto sé stesso a replicare quell’aspetto fondamentale che aveva reso così gigantesco il cartoon del 2025: raccontare con estrema semplicità la complessità. Il più delle volte riesce perfettamente nel suo intento ma forse paga il prezzo di avere una parte centrale un pó troppo confusa e densa, infarcita di tante cose che perdono la loro potenza soltanto perché non vengono approfondite con la giusta attenzione. Si ha la sensazione che abbia costantemente il piede sull’acceleratore, liquidando con troppa velocità alcuni momenti, non riuscendo a prendersi mai il giusto tempo per metabolizzare e riflettere sugli eventi. Sembra che gli autori di “Inside Out 2”, un pó come succede a Riley nel film, fossero stati presi dall’ansia di non sbagliare e quindi per non sentirsi inferiori al predecessore, hanno messo troppa carne al fuoco ma senza cucinarla sempre con la giusta attenzione. Questo non vuol dire che il cartoon non sia riuscito. Anzi. Tutta la prima parte funziona come un orologio svuizzero, presentando di nuovo tutti i personaggi con grande bravura. E anche sul finale il film fa centro, regalando come solo la Pixar sa fare, un momento iconico e assolutamente memorabile che entra con grande facilità nell’olimpo delle migliori sequenze del cinema d’animazione. La messa in scena di un vero e proprio attacco di panico, tratteggiato con grande delicatezza e maestria, sfruttando al massimo tutta la potenza creativa degli animatori.