Intelligenza artificiale e diritti, quali interventi giuridici sono necessari per regolamentare un ambito in rapidissima espansione
06 luglio 2024, ore 21:30 , agg. alle 15:48
L’intelligenza artificiale impatta con sempre più frequenza sulla quotidianità di tutti ed è fondamentale per il legislatore proteggere diritti che rischiano di essere travolti in nome dell’innovazione e di un progresso che sembra inarrestabile
Diritti e innovazione
Da sempre una delle caratteristiche principali del diritto è l’adattabilità ai cambiamenti delle società. Non a caso infatti in questi ultimi mesi si parla moltissimo di come alcuni diritti possano essere compatibili con l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale. Da questo punto di vista il mondo giuridico si è nel corso della storia dimostrato dinamico, non statico. Certo, a volte non velocissimo, ma sempre e comunque disposto a regolamentare nuove situazioni. Con il mutare dei tempi c’è quindi sempre stata una conseguente adattabilità giuridica, per fare in modo che alcuni limiti non fossero mai valicabili e alcuni diritti mai in discussione. Può allora accadere che ad intervenire sia il legislatore attraverso nuove normative pronte a determinare i paletti di nuovi comportamenti. Oppure lo stesso giudice ha la facoltà di interpretare la legge alla luce di nuove esigenze e di nuove necessità. In ogni caso l’intelligenza artificiale rappresenta una sfida decisamente ardua per gli operatori del mondo giuridico, che dovranno dimostrarsi elastici e veloci per riuscire a stare al passo di questo nuovo protagonista che ha nella velocità di sviluppo la propria principale peculiarità.
L’Unione europea
Il 17 maggio 2024 il consiglio d’Europa ha adottato un trattato giuridicamente vincolante per fare chiarezza sul rapporto tra diritti e intelligenza artificiale. Questa convenzione ha lo scopo di tutelare valori inderogabili come i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto dai pericoli che potrebbero derivare dagli strumenti dell’intelligenza artificiale. In verità l’intervento dell’unione europea serve proprio per permettere allo sviluppo digitale di essere sempre più parte della nostra quotidianità. Porre dei limiti non significa infatti bloccare l’innovazione. Significa, al contrario, permetterla. Il regolamento cristallizza infatti una serie di obblighi che gravano su chi utilizza l’intelligenza artificiale, in relazione a potenziali rischi in alcuni ambiti.
Diritti inviolabili
L’Unione europea ha compreso che l’uso indiscriminato di intelligenza artificiale potrebbe compromettere la tutela di diritti fondamentali. Come riportato dalla spiegazione presente sul sito del Parlamento europeo vengono per esempio considerati illegali i sistemi di categorizzazione biometrica basati su caratteristiche sensibili. Analogamente risulta vietata la realizzazione di banche dati di riconoscimento facciale sulla base di registrazioni effettuate da telecamere o di immagini estrapolate da internet. E ancora si cercano di proteggere l’emotività e la sensibilità delle persone, rendendo illegale il riconoscimento dell’emozione collegato ad un determinato luogo o contesto. In sostanza si cerca di evitare lo sfruttamento della vulnerabilità e di un’inconsapevole fragilità. Basteranno le leggi per evitare che ciò accada?
Eccezioni
Trovare un equilibrio tra sviluppo di intelligenza artificiale e tutela dei diritti è più che mai fondamentale. Per questo la cornice giuridica prevede delle eccezioni, rigorosamente disciplinate dalla legge, che permettono l’utilizzo di questi strumenti oltre i limiti stabiliti. Si pensi per esempio all’utilità che questi potrebbero avere nella prevenzione di attacchi terroristici o per la ricerca di persone scomparse. Per questo motivo servirà un continuo dialogo tra i due mondi, quello legale e quello dell’intelligenza artificiale. Sarà infatti l’autorità giudiziaria a permettere l’utilizzo di questi strumenti, caso per caso.