Io sono Babbo Natale, un film molto scontato che però scalda il cuore e l’anima dello spettatore
09 novembre 2021, ore 15:00
A un anno dalla scomparsa, in sala l’ultima pellicola di Gigi Proietti, presentata lo scorso ottobre alla Festa del cinema di Roma
È uscito nelle sale italiane lo scorso 3 novembre "Io sono Babbo Natale", film diretto da Edoardo Falcone che vanta l’ultima interpretazione di Gigi Proietti, scomparso un anno fa. La pellicola, che vede anche la partecipazione di Marco Giallini, è stata girata all’inizio del 2020, prima della pandemia e prima della dipartita dell’attore romano. Il progetto, probabilmente, era nato con scopi ben diversi. Nessuno si sarebbe mai aspettato che il film sarebbe stato caricato di una valenza simbolica così importante, come una sorta di testamento involontario di Gigi Proietti che, a detta del regista Edoardo Falcone, non ha fatto in tempo neanche a vedere l’opera montata.
La trama del film
La storia è molto semplice ed elementare. A tratti potremmo dire che il film racconta la classica storia di Natale, molto stereotipata e banale, che però nel finale prova a lasciare il segno, riuscendoci solo a metà. Ettore (Marco Giallini) è un ex ladruncolo dalla vita sgangherata che esce dal carcere, dopo aver scontato 5 anni per una rapina commessa con dei complici di cui non ha mai rivelato i nomi. In passato ha avuto una relazione finita male con Laura, da cui ha avuto una figlia che non ha mai potuto conoscere. Non ha grandi alternative se non quella di continuare a fare il rapinatore. Ma la vita lo porterà a casa di Nicola (Gigi Proietti), un amabile signore che non ha niente di valore che si possa rubare. In compenso ha una bizzarra rivelazione da fare ad Ettore: dichiara, infatti, di essere Babbo Natale. Ettore è decisamente scettico, ma nel corso del film tra i due nascerà un bel sodalizio che finirà per cambiare le vita di entrambi.
Una storia fin troppo semplice
Si diceva che i tratti narrativi della commedia sono fin troppo semplici, al punto che spesso si finisce per capire, con largo anticipo, ciò succederà. Tutta la prima parte procede anche in maniera piuttosto lenta, con degli snodi narrativi spesso ripetitivi e ridondanti, soprattutto per un film di 90 minuti. Si salva, ovviamente, Gigi Proietti che regala un'interpretazione molto dosata e che riesce a strappare risate vere e genuine. Meno incisivo invece il collega Giallini che, forse, non crede abbastanza nel personaggio e proprio per questo non riesce a creare empatia con lo spettatore.
Nel finale il film sembra riprendersi e, addirittura, sembra scrollarsi di dosso tutte le banalità e gli stereotipi che aveva costruito prima. Un finale che se lo si legge in chiave metatestuale fa ancora più impressione. Vedere il personaggio interpretato proprio da Proietti farsi da parte, lasciare il proscenio e fare posto a Marco Giallini, fa venire la pelle d’oca, soprattutto se si tiene conto del fatto che inconsapevolmente quelle ultime scene, sono in fin dei conti l’ultimo atto di una grande carriera, quella di un attore che non si è mai risparmiato, che ha lasciato il segno come pochi e soprattutto ha cambiato per sempre il modo di concepire il teatro. C’è un prima e un dopo Gigi Proietti.
Un film come un camino acceso
In conclusione ci sentiamo, comunque, di consigliare la visione del film di Edoardo Falcone, un film che potremmo accostare ad un camino acceso che non racconta nulla, il cui scopo è solo quello di scaldare il cuore delle persone.