Israele nel caos, la riforma della giustizia voluta da Netanyahu infiamma il paese, il presidente Herzog chiede al premier un passo indietro

Israele nel caos, la riforma della giustizia voluta da Netanyahu infiamma il paese, il presidente Herzog chiede al premier un passo indietro

Israele nel caos, la riforma della giustizia voluta da Netanyahu infiamma il paese, il presidente Herzog chiede al premier un passo indietro Photo Credit: agenziafotogramma.it


Il premier israeliano pesantemente contestato per una riforma della giustizia che assomiglia a una deriva autoritaria. Proteste in tutto il paese, bloccato l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il presidente Herzog chiede lo stop della legge, ma l'estrema destra dice no

RIFORMA MOLTO CONTESTATA

Benjamin Netanyahu sembra nell’angolo ora le sue certezze sembrano vacillare e per la prima volta viene presa in considerazione l’ipotesi di un passo indietro. In molti pensano che la sua riforma della giustizia nasconda una deriva autoritaria difficilmente conciliabile con uno stato democratico. Il premier vorrebbe l’approvazione in tempi brevi della ristrutturazione che gli garantirebbe di controllare le nomine dei giudici, impedendo alla Corte Suprema di respingere le leggi considerate in contrasto con i diritti civili e le norme democratiche. Insomma, una cosa da Putin.


MANIFESTAZIONI E PROTESTE

Israele da giorni è un paese sceso in piazza, con manifestazioni davanti alle sedi istituzionali e anche sotto casa di Netanyahu. I leader delle proteste anti riforma giudiziaria hanno indetto una manifestazione di massa per il pomeriggio di oggi davanti alla Knesset a Gerusalemme: "Non consentiremo alcun compromesso - hanno sostenuto – che danneggi l'Indipendenza della Corte Suprema". Nel frattempo la protesta è già scattata all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, la porta di accesso a Israele: il leader del sindacato dei dipendenti degli aeroporti israeliani Pinchas Idan ha annunciato il blocco immediato di tutti i decolli. Poco prima il leader della centrale sindacale Arnon Bar David aveva preannunciato uno sciopero generale in tutto il Paese se Netanyahu oggi non formerà la riforma.


IL PASSO INDIETRO CHIESTO DAL PRESIDENTE

Il premier Netanyahu ieri aveva fatto capire di voler tirare dritto quando ha licenziato il ministro della difesa Yoav Gallant, che si era dichiarato contrario alla riforma e ne aveva sollecitato il blocco. Questa mattina anche il presidente di Israele Herzog ha chiesto al premier di fermare questa ristrutturazione della giustizia, sulla stessa linea ci sono anche alcuni ministri; per questo si sta diffondendo la convinzione che il primo ministro possa fare un passo indietro o quantomeno congelare questa decisione tanto discussa. Sull’altro fronte c’è però il partito di estrema destra Potenza Ebraica, che tramite il ministro della sicurezza nazionale Gvir ha minacciato di far cadere il governo di coalizione se questa riforma verrà stoppata e ha aggiunto che non si deve cedere alle manifestazioni di piazza. L’esercito, chiamato a intervenire per sedare le proteste, in realtà è spaccato con molti militari che sarebbero dalla parte dei manifestanti. Insomma, una polveriera.



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