Italia deve tutelare i figli di coppie gay, la Consulta chiede legge ad hoc, vuoto normativo intollerabile

Italia deve tutelare i figli di coppie gay, la Consulta chiede legge ad hoc, vuoto normativo intollerabile

Italia deve tutelare i figli di coppie gay, la Consulta chiede legge ad hoc, vuoto normativo intollerabile


10 marzo 2021, ore 09:08 , agg. alle 11:41

Il vuoto normativo sulla tutela dei bambini nati con forme di procreazione eterologa all’interno di coppie omosessuali va riempito; la Corte costituzionale chiede al Parlamento un tempestivo intervento legiferante per riconoscere quanto prima i diritti dei figli di genitori dello stesso sesso

A gennaio due sentenze in tal senso

Il monito rivolto al Parlamento, su quello che viene definito un vuoto normativo intollerabile, è arrivato con le motivazioni di due sentenze con cui la Corte a gennaio ha dichiarato comunque inammissibili le questioni di costituzionalità che erano state sollevate in relazione alla legge 40 sulla fecondazione assistita dal tribunale di Padova e dalla Corte di Cassazione. Vediamo le vicende: uno ha al centro il caso del figlio di due padri, nato all'estero da maternità surrogata. L'altro riguarda due gemelle, nate nell'ambito di un progetto di procreazione assistita all'estero, di due donne, la cui storia sentimentale è terminata e ha portato all'esclusione della mamma intenzionale (cioè quella non biologica, ndr) da qualunque rapporto con le bambine. Nella sentenza che riguarda i due papà, la Consulta ribadisce il divieto di ricorrere alla pratica della maternità surrogata in una logica di tutela della dignità della donna, ma sottolinea anche che, nel caso concreto, l'interesse del minore è quello di "ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia". Legami che, leggiamo più avanti nella sentenza" sono, infatti, parte integrante della stessa identità del minore". I giudici sottolineano perciò che "l'orientamento sessuale non incide di per sé sull'idoneità ad assumere la responsabilità genitoriale". Riguardo invece alla vicenda delle due mamme, scaturita dal ricorso della madre non biologica, esclusa dalla vita delle figlie, dopo la rottura della relazione sentimentale tra le due, la Consulta ha sottolineato la necessità di valorizzare la genitorialità sociale, anche quando non coincide con quella biologica, poiché il dato genetico, spiegano i giudici, non è requisito imprescindibile della famiglia.

Appello al Parlamento, fate una legge

La Corte ha parlato di un "grave vuoto di tutela dell'interesse dei minori" non più tollerabile, di “inerzia del legislatore". Spetta al Parlamento, sottolinea la Consulta, individuare il "ragionevole punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti, nel rispetto della dignità della persona umana", per fornire, in maniera organica, adeguata tutela ai diritti del minore "alla cura, all'educazione, all'istruzione, al mantenimento, alla successione e, più in generale, alla continuità e al conforto di abitudini condivise", evitando di generare "disarmonie" nel sistema, cioè discriminazioni tra bambini. E questo può essere realizzato anche introducendo nuove forme di adozione che garantiscano " tempestivamente la pienezza dei diritti dei nati" dalle coppie dello stesso sesso.

Reazioni contrastanti

"Sono commossa nel leggere che il dato genetico non è più un requisito indispensabile per la genitorialità. È il riconoscimento del fatto che è l'amore che crea una famiglia, che è l'affetto che definisce e dà sostanza alla genitorialità”, ha dichiarato Valentina, la donna, madre non biologica delle due gemelline che si era rivolta al tribunale di Padova. Contrastanti le reazioni nel mondo politico. Se l'associazione Coscioni e Certi diritti, e Alessandro Zan del Pd chiedono subito una legge, seguendo l’indicazione della Consulta, da Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sollecita il Parlamento ad approvare la proposta del suo partito per rendere l'utero in affitto reato universale.


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