Italia, meno restrizioni e più aperture. A partire dalla scuola, la road map di questa settimana
07 febbraio 2022, ore 15:19
Da oggi scattate le nuove misure per la gestione dei casi di positività nelle scuole, dal 10 febbraio si può tornare in discoteca, dal giorno dopo stop alle mascherine all’aperto in zona bianca
La settimana è ripartita con meno restrizioni e più aperture anche se dal governo resta sempre un forte richiamo alla cautela. Da oggi con le nuove misure (retroattive) per la gestione dei casi di positività nelle scuole oltre 600 mila bambini e ragazzi, finora in dad, sono tornati in classe. Le lezioni proseguono in presenza alle elementari fino a 4 casi positivi, alle medie e superiori con 2 o più casi solo i non vaccinati vanno in didattica a distanza, tutti gli altri restano in classe con l'utilizzo di mascherine ffp2. I dirigenti scolastici sono preoccupati anche per il fatto che le norme nazionali si sovrappongono a quelle regionali e delle Asl. Quanto alle riaperture, dal 10 febbraio si può tornare in discoteca, attività particolarmente penalizzata riconosce il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri che ricorda, insieme al collega Andrea Costa, dall’11 febbraio l’addio alle mascherine all’aperto in zona bianca.
AGENAS, INTENSIVE AL 15%, IN 24 ORE CRESCONO IN 11 REGIONI
L'occupazione media, a livello nazionale, dei posti letto Covid nelle terapie intensive degli ospedali italiani si mantiene stabile - ormai dal 3 febbraio - al 15%, ma nelle 24 ore si registra un incremento in 11 regioni e province autonome, un calo in una sola regione, mentre le altre si mantengono stabili, secondo gli ultimi dati dell'Agenzia per i servizi sanitari (Agenas), aggiornati a ieri sera. Ad oggi è il Friuli Venezia Giulia la regione con l'occupazione più alta di pazienti Covid nelle rianimazioni con il 24%, mentre la Basilicata con il 4% è quella con la percentuale più bassa.
BIMBO DEVE ESSERE OPERATO, VOGLIAMO SOLO SANGUE NO VAX
Il caso è finito in tribunale e la decisione del giudice tutelare potrebbe arrivare anche oggi. Un bimbo deve subire un delicato intervento chirurgico al cuore all'ospedale Sant'Orsola di Bologna ma la famiglia, del Modenese, è “no vax” e rifiuta trasfusioni di sangue da donatori vaccinati contro il Covid-19. I genitori pretendono che sia prelevato solo da persone che non si siano sottoposte alla profilassi ed hanno lanciato anche un tam tam in chat di ambienti no-vax per reperire "volontari" non immunizzati pronti a donare il proprio sangue. Il Sant'Orsola, in accordo col centro trasfusionale, si oppone perchè le donazioni di sangue devono seguire protocolli di legge molto rigidi e molto precisi. Proprio per garantire sicurezza. Vincenzo De Angelis, direttore del Centro nazionale sangue ha sottolineato, riguardo all’elenco di possibili donatori non vaccinati indicati dalla famiglia che "se queste persone fossero guarite dal Covid, il loro sangue sarebbe identico a quelle di un vaccinato". Il sangue contiene infatti eventualmente gli anticorpi, non il vaccino in se e nemmeno un virus disattivato. De Angelis poi ha aggiunto "La donazione dedicata è assolutamente sconsigliata per moltissimi motivi. Intanto perché la selezione del donatore avviene sotto una pressione psicologica, e poi perchè il sangue si sceglie per la migliore compatibilità non per amicizia o familiarità. Se poi queste persone vogliono venire a donare, sarebbero le benvenute perché abbiamo bisogno di sangue".
PEDIATRI, A 4 SETTIMANE DA COVID UNA VISITA A BIMBI
La raccomandazione che arriva dai pediatri attraverso un documento è quella di monitorare bambini e adolescenti dopo un mese dall’infezione per verificare la presenza di possibili sintomi di long Covid. E programmare, in ogni caso, anche in assenza di questi sintomi, un ulteriore controllo dopo 3 mesi dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 per confermare che sia tutto normale o per affrontare i problemi emergenti, attraverso una valutazione approfondita degli stessi.