Italia, record di abbandoni al primo anno di università e sempre meno laureati
22 maggio 2023, ore 12:27 , agg. alle 13:55
Nel 2022 il 7,3% degli studenti appena immatricolati ha deciso di lasciare l’università, tra i motivi l’eccessiva competizione e la crescita del costo della vita
Università ancora una volta al centro della notizia. Nelle scorse settimane si è parlato tanto del caro affitti, con diversi studenti che hanno deciso di protestare davanti ai propri atenei come simbolo di rivolta contro i prezzi spropositati richiesti dai proprietari degli immobili delle grandi città. Si sono viste tende piantate davanti al Politecnico di Milano e a quello di Torino, con la tenda stessa che man mano è diventata il simbolo di questa protesta. La questione è stata commentata anche dalla Ministra dell’Università, Bernini, schieratasi a favore degli studenti, con la promessa di riportare la situazione alla normalità il prima possibile.
I dati preoccupanti
Questa volta il problema non sembrerebbe essere il costo della vita, o almeno non direttamente, bensì l’abbandono dell’università stessa. Come riportato da “La Repubblica” il conteggio statistico realizzato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito ha fatto emergere che in Italia risultano esserci sempre meno laureati e un boom di abbandoni al primo anno del percorso universitario. I dati si riferiscono all'anno accademico 2021/2022 e vengono confrontati con l’ultimo decennio, analizzando gli abbandoni al primo anno di università per tutti gli anni accademici. Tra i due estremi, quindi 2011 e 2021, si nota una differenza di quasi un punto percentuale di studenti che hanno deciso di effettuare la rinuncia agli studi, passando dal 6,3% al 7,3%, con uomini e donne in perfetto equilibrio.
I motivi dell’abbandono
Tra le cause di abbandono, la più frequente sembrerebbe essere quella di un’eccessiva competizione, sia dal punto di vista accademico che con gli stessi compagni di corso. Non è una novità: è noto come alcuni atenei spingano gli allievi a trovarsi in una sorta di gara tra di loro, che ha come obiettivo quella di dar vita a una competizione sana e di aiuto per l’inserimento nel contesto lavorativo, ma che su alcuni soggetti risulta essere stressante. Viene inoltre giudicata come malsana la pressione data dall'eccessivo carico di studio e dalle aspettative dei professori stessi, che a lungo andare risulta essere negativa verso gli studenti più fragili emotivamente. Ad aggiungersi al contesto psicologico la questione del costo della vita da fuorisede. Molti ragazzi, per studiare, si trovano costretti ad andare via di casa, dovendo sostenere il costo dell’affitto e della vita indipendente. Sembrerebbe che molti di questi ragazzi, dopo il primo anno, vengano scoraggiati da questi costi, generalmente alti, portandoli a fare scelte di vita diverse.