Kobe Bryant, indagati 8 agenti, avrebbero condiviso foto choc dell’incidente
03 marzo 2020, ore 18:00
Lo sceriffo Villanueva: ”Sono devastato e con il cuore infranto”
Sono otto i poliziotti della contea di Los Angeles, presenti sul luogo della tragedia, i presunti responsabili della diffusione di alcune immagini scattate sulla scena dell’incidente con l’elicottero in cui sono morti insieme ad altri otto passeggeri anche il cestista statunitense Kobe Bryant e la figlia Gianna di 13 anni.
Accusati per violazione della privacy
Lo sceriffo Alex Villanueva, ha reso nota la vicenda e si è detto “devastato e con il cuore infranto” per quanto accaduto. Inoltre ha assicurato che gli agenti, dopo aver ammesso le loro responsabilità, su suo ordine hanno cancellato le immagini dai cellulari. Gli otto poliziotti accusati per la violazione della privacy delle vittime, rischiano quindi una rigida azione disciplinare, oltre che un’indagine.
Dinamiche della diffusione delle immagini
Questa serie di immagini hanno causato, sicuramente, ulteriori sofferenze alla vedova della leggenda dell'Nba, Vanessa, e a tutti i familiari delle vittime dell'incidente del 26 gennaio. Gli avvocati delle famiglie delle vittime, infatti, hanno chiesto punizioni esemplari e l'indagine interna sugli otto agenti potrebbe portare a pesanti misure disciplinari, come ha anticipato lo stesso sceriffo Villanueva. Secondo quanto dichiarato dallo sceriffo, sul luogo del disastro aereo, nelle alture di Calabasas, c'erano solo due gruppi di persone autorizzati a scattare foto: lo staff dell'ufficio del medico legale e gli investigatori del National Transportation Safety Board. Alcuni membri del dipartimento non autorizzati, però, hanno scattato diverse foto inviandole poi ad altrettante persone interne ed esterne al dipartimento. Un tirocinante vicesceriffo avrebbe mostrato ad una donna le terribili immagini dei resti in un bar e un barista, che ha notato la scena, ha presentato una denuncia online al Dipartimento dello sceriffo. Adesso i responsabili rischiano condanne esemplari come chiesto dalla moglie di Kobe, che ha voluto fin dall’inizio che venissero trovati e puniti.