L'allarme di Confcommercio: aziende chiuse per Covid ma tassa rifiuti a livello record

L'allarme di Confcommercio: aziende chiuse per Covid  ma tassa rifiuti a livello record

L'allarme di Confcommercio: aziende chiuse per Covid ma tassa rifiuti a livello record


Aziende chiuse per Covid ma Tari a livello di record. Confcommercio lancia l'allarme, sottolinea il paradosso e chiede l’esenzione dal pagamento della tassa. Dal presidente Sangalli l'invito a riaprire

Nel 2020, malgrado il blocco delle attività a causa del Covid e la conseguente drastica riduzione della quantità di rifiuti prodotta, oltre 5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019, il costo totale della tassa dei rifiuti (Tari) raggiunge il livello record di 9,73 miliardi con un incremento dell'80% negli ultimi 10 anni. È la fotografia scattata dall'Osservatorio Tasse locali di Confcommercio, che parla di "un vero e proprio paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, con costi ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali non corrisponde un'efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali".


SANGALLI: SOSTEGNI INSUFFICIENTI, RIAPIRE IN SICUREZZA

Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli le imprese del terziario sono di fronte ad una situazione estrema, i sostegni sono del tutto insufficienti e le prospettive di riaprire un miraggio. “Il nuovo decreto, infatti, prevede per tutto aprile solo zone rosse o arancioni salvo deroghe. Servono, invece, subito riaperture progressive e in sicurezza. Serve soprattutto, prima che sia troppo tardi, la svolta tanto attesa del governo Draghi che ancora non si vede" aggiunge Sangalli commentando il nuovo decreto Covid approvato dal Consiglio di ministri.


IL MONITORAGGIO DELL'OSSERVATORIO CONFCOMMERCIO

Dall'Osservatorio emerge che il 60% dei Comuni capoluoghi di provincia ha aumentato la tassa rifiuti. Tra le attività che pagano di più, ortofrutta, fiorai, pescherie, ristoranti, pizzerie e pub.

Per Confcommercio, quello che emerge dall'analisi è un quadro "particolarmente preoccupante" considerando che proprio il 2020 avrebbe dovuto rappresentare "un anno di svolta". L'Arera, l'autorità di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani, aveva infatti stabilito che nel corso del 2020 sarebbe dovuta diventare operativa l'adozione del nuovo Metodo tariffario rifiuti (Mtr) con l'obiettivo di evitare voci di costo improprie, inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate dalle utenze e la reale produzione dei rifiuti nel rispetto del principio europeo "chi inquina paga".

Ma l’analisi dimostra che su 110 capoluoghi di provincia e Città metropolitane, quasi l'80% dei Comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo e nel 21% dei Comuni che, invece, lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58%) il costo della Tari risulta, paradossalmente, in aumento mediamente del +3,8%.


ESENZIONE DAL PAGAMENTO DELLA TASSA

Oltre ad interventi strutturali per rendere effettivo il principio europeo "chi inquina paga" e commisurare la Tari ai rifiuti realmente prodotti, per Confcommercio servono anche misure emergenziali, visto il perdurare della pandemia, "esentando dal pagamento della tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell'attività o a riduzioni di orario e quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato e, quindi, dei rifiuti prodotti".


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