28 febbraio 2022, ore 17:33 , agg. alle 18:04
Il tecnico italiano guida lo Shaktar Donestk, era rimasto bloccato a Kiev. Il viaggio di ritorno in Italia è stato una odissea, con un tratto in treno, due in pullman e un volo da Budapest; ora De Zerbi chiede di non dimenticare chi non è riuscito a lasciare l'Ucraina
Lo scoppio della guerra li ha sorpresi a Kiev. Roberto De Zerbi e il suo staff hanno vissuto giorni difficili, accompagnati da ansia e preoccupazione. In un primo momento il loro trasferimento in Italia è sembrato quasi impossibile. Poi, anche grazie alla collaborazione dell’Uefa, si è trovato il modo di organizzare un lungo e travagliato viaggio, che li ha riportati in Italia. Sani e salvi.
UNA SQUADRA IN ESILIO
Dall’estate scorsa De Zerbi e i suoi collaboratori guidano lo Shaktar Donetsk, squadra che da tempo è in esilio. Donetsk è nel Donbass, regione occupata dal 2014 dai filorussi: da anni le partite in casa venivano giocate in altre città ucraine, prima Karkhiv, poi Kiev, dove un paio di mesi fa è andata in scena la sfida di Champions League contro l’Inter. Quando iniziavano a spirare i venti di guerra, la squadra era in ritiro in Turchia visto che il campionato ucraino era fermo per la pausa invernale. Una settimana fa, alla vigilia dello scoppio della guerra, la Federcalcio locale non aveva ancora sospeso il campionato, quindi la squadra è tornata a Kiev. Poche ore più tardi, è scattato l’attacco dei russi. Sui social Roberto De Zerbi ha documentato la sua “reclusione” nell’albergo della capitale ucraina. Partire sembrava molto complicato: tutti i voli cancellati, i pochi treni verso Ovest presi d’assalto, benzina razionata per le auto.
L'ODISSEA PER IL RITORNO
Ieri si è sbloccato qualcosa. L’Uefa ha favorito il trasferimento e ha garantito il passaggio delle frontiere. Prima un tratto in treno, poi due pullman, infine un volo. De Zerbi, il dirigente Nicolini e gli altri componenti dello staff sono partiti verso mezzogiorno: da Kiev verso Leopoli, poi a sud verso l’Ungheria. Un viaggio di più di venti ore, questa mattina il passaggio della frontiera, poi l’arrivo a Budapest. Da lì finalmente l’imbarco su un volo diretto in Italia. L’Odissea è finita, ma il pensiero di De Zerbi è rivolto con un post a chi è rimasto in Ucraina: “Noi siamo quasi tornati a casa. Siamo contenti perché torniamo nel nostro paese ad abbracciare le nostre famiglie. Ma non saremo mai felici fin quando i nostri giocatori ucraini, i nostri amici ucraini, tutto il popolo ucraino, grande popolo orgoglioso ucraino, sarà libero come noi. Stop alla guerra subito”. Poi, una volta in Italia, De Zerbi ha aggiunto: “Onestamente la paura era di far soffrire le persone che erano a casa in Italia perché io la paura ce l'avevo ma non mi era mai venuto il dubbio di non tornare. In Ucraina nessuno si aspettava un attacco di questo tipo. Il campionato di calcio non è stato mai sospeso e non c'è stata l'eventualità di poterlo sospendere. Dispiace per quel popolo che in questi giorni sta dando lezioni di cosa vuol dire l'orgoglio ,la dignità e il senso di appartenenza a tutto l'Occidente. Abbiamo fatto un lungo viaggio, prima 9 ore di treno poi con pullman diversi fino a Budapest. Devo ringraziare il presidente della Uefa Ceferin, è stato determinante e si è dimostrata una grande persona all'altezza della sua responsabilità. Ringrazio anche il presidente della Figc Gravina che ha fatto molto”.