L’elezione di Donald Trump influenzerà anche il mondo dei videogiochi? La nuova presidenza del tycoon preoccupa gli addetti ai lavori
09 novembre 2024, ore 09:00
Le tensioni internazionali della prima presidenza di The Donald si ripeteranno anche questa volta? Tra i colossi del tech serpeggia la preoccupazione per il prossimo futuro
Le elezioni presidenziali statunitensi dello scorso 5 novembre, che hanno visto il trionfo di Donald Trump, immancabilmente avranno ripercussioni sotto numerosi punti di vista. L’avvicendamento tra Democratici e Repubblicani alla Casa Bianca porterà cambiamenti di rotta sul fronte della politica internazionale. E questo vuol dire anche equilibri geo-politici destinati a cambiare: in meglio o in peggio solo il tempo potrà dirlo.
Anche il mondo dei videogiochi guardava con apprensione alle elezioni presidenziali statunitensi, “temendo” nella fattispecie la possibile rielezione di Donald Trump. Un’eventualità che si è trasformata in realtà, visto che proprio “The Donald” sarà il 47esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, pronto a insediarsi alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio 2025. E allora, forse, per gli addetti ai lavori del settore videoludico è arrivato il momento di preoccuparsi.
NUOVI RINCARI IN VISTA PER CONSOLE DA GIOCO E TECNOLOGIA?
Saranno timori eccessivi quelle dell’industria? Ma soprattutto, quali erano le paure in questione? Come in una sorta di macchina del tempo, è giusto dare uno sguardo a ciò che accadde nella precedente presidenza del tycoon. Gli scenari internazionali vedevano in quel frangente le immancabili tensioni tra grandi potenze, con gli Stati Uniti e la Cina che nello specifico non erano proprio compagni di merende.
Il rischio che uno scenario analogo possa ripetersi è piuttosto elevato, e questo potrebbe comportare numerose problematiche. Tra dazi doganali e limiti alle importazioni tecnologiche, a soffrirne rischia di essere il settore (per l’appunto) della tecnologia. Con in prima linea i grandi producer del mondo videoludico.
Una “guerra” che coinvolgerebbe, nel mondo dei videogiochi, i grandi nomi: da PS5 e PS5 Pro a Nintendo Switch e Xbox Series, passando per i PC portatili. Nessuno eviterebbe il contraccolpo. Da un lato per l’imposizione di dazi maggiorati per le esportazioni cinesi (fino al 60%), dall’altro per un incremento dei costi delle materie prime per i produttori. Aumenti che immancabilmente si ripercuoterebbero sui consumatori statunitensi, che potrebbero essere costretti a spendere anche il 50% in più per dotarsi di una piattaforma da gioco di ultima generazione.
Tutti salvi invece i videogiocatori del resto del mondo? Macché, a loro ci penserebbe il “Butterfly Effect”, che allineerebbe i prezzi di tutti gli altri mercati.
DA GTA 6 A TIKTOK, LO SGUARDO È SULLE PROSSIME MOSSE DI TRUMP
Preoccupazione anche per uno dei grandissimi attesi del 2025 dei videogiochi, che proprio nelle ultime ore ha confermato l’uscita alla fine del prossimo anno. Parliamo di GTA 6, il nuovo capitolo del franchise che arriverà a distanza di dodici anni da GTA 5, titolo che ha infranto ogni record di vendita.
E si sarebbero aspettati di trovare uno scenario politico diverso i ragazzi di Rockstar Games, gli sviluppatori del gioco. Almeno stando alle parole del co-fondatore Dan Houser che, nel 2018, si disse “sollevato” del fatto che GTA 6 non sarebbe dovuto uscire in concomitanza con la presidenza di Donald Trump. Il riferimento era alla difficoltà di fare satira con atmosfere politiche “estreme” nei paraggi, a prescindere dalla loro natura liberale o conservatrice. Difficile pensare a un cambio di rotta per la storia del gioco in così poco tempo, considerando anche il tempo investito nello sviluppo fino a ora. Un’affermazione fatta a cuor leggero che, col senno di poi, sarebbe rimasta comodamente nei pensieri più nascosti di Houser.
Non solo “disperazione” tra chi guarda alle prossime mosse di Trump. C’è anche chi, come TikTok, nutre un filo di speranza. Negli Stati Uniti il disegno di legge (già approvato dal Senato) richiederebbe la cessione di TikTok a una società a stelle e strisce per essere operativo sul territorio. Con Trump che potrebbe però revocare l’approvazione. Qualcosa che non ci si aspetterebbe da lui, che nel 2020 propose un divieto su TikTok. Sebbene la recente “amicizia” verso il social cinese – si è dichiarato contrario al suo ban e ha addirittura aperto a sua volta un account – possa aprire spiragli in vista del futuro.
Si tratterebbe quest’ultimo sicuramente di un segnale distensivo dei rapporti tesi tra USA e Cina, e che potrebbe aprire a un’ulteriore collaborazione su tanti fronti diversi.