L'esercito israeliano prepara l'evacuazione di Rafah. L'operazione di terra potrebbe partire in pochi giorni

L'esercito israeliano prepara l'evacuazione di Rafah. L'operazione di terra potrebbe partire in pochi giorni

L'esercito israeliano prepara l'evacuazione di Rafah. L'operazione di terra potrebbe partire in pochi giorni   Photo Credit: AgenziaFotogramma.it


06 maggio 2024, ore 12:30

Lo riportano i media locali, secondo cui ieri sera il Gabinetto di guerra avrebbe dato il via libera all'azione militare. Chiesto ai civili di lasciare la zona. Per Hamas è una "pericolosa escalation"

Secondo i media israeliani, il via libera all'operazione di terra a Rafah, nel sud della Striscia, è arrivato ieri sera, quando il Gabinetto di guerra lo avrebbe approvato all'unanimità. L'esercito ha preparato i piani: una volta evacuati i civili, l'azione militare dovrebbe iniziare entro pochi giorni. In queste ore l'Idf ha lanciato su Rafah volantini che invitano la popolazione a spostarsi verso le aree umanitarie allargate di Al-Mawasi e Khan Yunis, dove sono state allestite delle tende, ci sono ospedali da campo, farmaci e beni di prima necessità. Diffusi anche annunci sui media, via sms, al telefono. Si stima che siano centomila le persone coinvolte. Le prime famiglie hanno iniziato a fuggire.


HAMAS, CI SARANNO CONSEGUENZE

Secondo Hamas, si tratta di una pericolosa escalation, che avrà conseguenze. Lo ha detto Sami Abu Zuhri, alto funzionario dell'organizzazione, come riporta Times Of Israel. Per il Ministro della Difesa isrealiano Yoav Gallant invece è Hamas a non aver lasciato a Tel Aviv altra scelta se non iniziare l’operazione militare, rifiutando ogni proposta di tregua. "Israele sta facendo di tutto per arrivare ad una bozza per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco temporaneo" ha detto il Ministro in una conversazione telefonica con l'omologo americano Lloyd Austin. Nelle scorse ore intanto gli Stati Uniti, per la prima volta dal 7 ottobre, hanno fatto sapere di aver bloccato l’invio di armi a Israele. Anche se la politica di sostegno – dicono – non è cambiata e Washington continuerà "a fare ciò che è necessario per garantire che Israele possa difendersi dalle minacce"


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