L’impatto dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni, quali professioni a rischio e quali no
23 giugno 2024, ore 21:30
Lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale impatta in modo evidente su molte professioni, creando da un lato opportunità, ma rischiando, dall’altro, di causare la perdita di molti posti di lavoro
L’intelligenza artificiale può senza dubbio essere uno strumento al servizio dell’uomo. L’ A.I. accelera i tempi, riduce al minimo gli errori, permette di programmare in maniera scientifica il lavoro, attraverso previsioni e calcoli. E ancora la capacità di gestire contemporaneamente miliardi di dati e informazioni permette di mantenere tutto sotto controllo senza errori, agevolando molte professioni. Da questo punto di vista le imprese possono perfezionare le proprie strategie di marketing, massimizzando il profitto. I lavoratori potranno delegare alla macchina parte del proprio lavoro, utilizzandola proprio come strumento di lavoro.
I rischi
Il futuro appare più incerto che mai. Un rapporto di Confartigianato ha evidenziato che 8,4 milioni di lavoratori italiani rischiano di perdere il posto di lavoro a causa dell’intelligenza artificiale e alla sua capacità di sostituirsi a molte professioni.
Professioni a rischio
Le professioni più vulnerabili all’avanzata dell’intelligenza artificiale risultano quelle legate a un tipo di lavoro concettuale o amministrativo. Nella raccolta ed elaborazione di dati e nella ripetizione di concetti la macchina diventerà con sempre più frequenza assoluta protagonista. I mestieri a rischio sono quindi quelli standardizzati e ripetitivi, dove la creatività trova poco spazio. A rischio di conseguenza anche molti ruoli amministrativi, gli impiegati, gli addetti al servizio clienti e al telemarketing, alla consulenza legale e all’analisi dati di mercato. Stessa situazione per cassieri, venditori al dettaglio, ragionieri e grafici.
Professioni sicure
Le professioni che riusciranno a convivere con i sistemi di intelligenza artificiale sono quelle che presentano due caratteristiche alternative. Da un lato la centralità del fattore emotivo/creativo. Nei mestieri che si basano sulle relazioni e sul fattore umano la macchina non potrà intervenire. Al sicuro quindi i coordinatori, gli amministratori delegati, i team leader che hanno il compito di gestire altre persone, motivandole, capendole, aiutandole e spronandole. La capacità di lavorare in team e di fare società è propria ed esclusiva dell’essere umano, come insegna la storia. Anche avvocati particolarmente brillanti e abili nell’interpretazione di norme in base alle specificità dei singoli casi saranno in grado di utilizzare le macchine senza farsi sostituire. Dall’altro ci sarà necessità di professioni specializzate nel supporto, nella manutenzione e gestione dei sistemi di intelligenza artificiale. Infine, non scompariranno tutte quelle figure che operano nei servizi alle persone, con assistenza pratica, materiale e di cura.
Cornice giuridica
Con il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, l’unione cerca di inquadrare giuridicamente l’espansione di questo fenomeno, stabilendo alcuni limiti invalicabili, connessi alla nostra tradizione sociale e giuridica. In particolare il regolamento fa riferimento alla normativa europea su protezione dei dati, tutela dei consumatori e diritti fondamentali. Risulterà sempre più necessario per il legislatore stare al passo con la velocità di questi cambiamenti, e per la giurisprudenza interpretare tutte queste novità sulla base della nostra tradizione giuridica.